Pubblicare i compensi dei dipendenti pubblici, diffondere la graduatoria di un concorso, oscurare o meno i riferimenti a una vicenda penale conclusa da anni, utilizzare le immagini scaricate dai social network. Sono i primi quesiti che un buon giornalista deve porsi nel momento in cui scrive il suo articolo perche’ “la deontologia professionale esige serieta’, trasparenza, rispetto delle persone” sostiene Mauro Paissan, curatore della nuova edizione del volume “Privacy e giornalismo”, pubblicato dal Garante per la protezione dei dati personali. Il libro, presentato questa mattina, e’ stato riproposto, in terza edizione aggiornata e approfondita, per fornire ai giornalisti un aiuto per trovare velocemente soluzioni ai punti piu’ controversi del diritto di cronaca, a informare ed essere informati. Diritti che devono essere sempre accompagnati, ha ricordato Giulio Anselmi, presidente della Federazione italiana editori di giornali, “da un atteggiamento civile che fa bene al diritto di cronaca e che permette a tutti di sentire l’informazione come un bene comune da difendere sempre”. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha invece posto l’accento sulla difficolta’ che l’Ordine incontra nell’adattare le norme contenute nella legge che regola la professione, redatta negli anni ‘60, quando i computer e la rete erano di la’ venire. Iacopino ha inoltre tenuto a sottolineare che un altro principio, il primo, che dovrebbe ispirare il lavoro giornalistico e’ quello all’oblio, a tutelare le informazioni riguardanti un evento o una persona se non strettamente necessarie a una corretta informazione. Da parte sua, il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Roberto Natale, ha evidenziato l’abbassamento dei livelli di responsabilita’ nell’esercitare la professione da parte dei tanti giornalisti costretti a lavorare in condizioni di precariato. Francesco Pizzetti, presidente dell’Autorita’ garante per la protezione dei dati personali, ha infine posto l’accento sull’eccezzionalita’ della situazione del nostro paese, “l’unico nell’Unione Europea ad applicare la normativa sulla privacy anche all’informazione”.