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OVER-THE-TOP TV/ QUANTO INCIDONO SULL’ASTA DELLE FREQUENZE DEL DIGITALE TERRESTRE

Le parole del Presidente dell’Agcom Corrado Calabrò offrono lo spunto per una riflessione sui potenziali risvolti dell’attuale convergenza tra tv digitale ed internet sull’asta delle frequenze del digitale terrestre. Al termine del Convegno organizzato dall’Organo di Vigilanza Telecom Italia al museo Maxxi di Roma ha infatti dichiarato: ”ci sono presupposti per il successo della gara (sulle frequenze) ma non posso negare la preoccupazione per il ruolo degli OTT”. Gli operatori Over-the-top (con la feroce concorrenza di Google, Apple e Facebook) sempre secondo il presidente, porterebbero via ricavi. Una dichiarazione che metterebbe dunque in forse le attese del Governo, fiducioso di incassare dalla gara sulle frequenze del dividendo digitale esterno (canali 61/69 UHF) ben 2,4 Mld, da destinare alla copertura della legge di stabilità 2011.

Ma vediamo di capire meglio l’oggetto di simili preoccupazioni. La dizione OTT TV si traduce nell’opportunità tecnologica di dotare il palinsesto televisivo tradizionale di un’ampia scelta di servizi provenienti direttamente dal web e resi disponibili in broadcast attraverso appositi dispositivi abilitanti alla connessione ad internet.

Il rischio prefigurato dal Presidente dell’Agcom sulla possibile perdita di ricavi dalla gara sulle frequenze, si riferisce indirettamente al contesto delle piattaforme verticali-proprietarie, ovvero i costruttori di Tv e dispositivi come i set-top-box che, dotati di connessione, dal 2010 hanno integrato la loro offerta di contenuti e servizi fruibili attraverso un portale proprietario. Si tratta quindi di piattaforme che consentirebbero l’accesso diretto ad alcuni servizi web audiovisivi (come YouTube, Dailymotion) ed a servizi Web di altra natura come Facebook, Flickr, Twitter o Yahoo!.
Esempi italiani di questo tipo, come la piattaforma CuboVision di Telecom Italia o l’offerta Chili di FastWeb (dal lato degli operatori tlc) e Premium Net Tv di Mediaset (dal lato dei broadcaster), devono fare i conti con operatori che nascono dall’informatica come Apple o che provengono da internet come Facebook o Google Tv. Quest’ultima in particolare si configura quale piattaforma tecnologica (sistema operativo, browser e processore) che, attraverso un unico servizio, rende disponibile all’utente finale l’offerta dei contenuti trasmessi dalle reti tv e via internet mediante un semplice motore di ricerca.

In un simile contesto, dove il tipo di concorrenza è in continua evoluzione, l’invito del Presidente dell’Agcom a “liberare le frequenze come dicono le direttive europee che devono essere messe al servizio degli operatori tlc”, non possono essere sottovalutate. Specie in riferimento all’andamento del mercato dell’Information technology che in italia, secondo Calabrò, non riesce ancora ad invertire la rotta. Lo sviluppo delle next generation net (NGN) procederebbe infatti a passo più lento del previsto. Un trend che potrebbe pregiudicare la svolta al digitale e provocare il collasso della rete mobile.

Manuela Avino

editoriatv

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