“Non si può pagare 800 euro al mese, a partita Iva, un giornalista chiamato a lavorare almeno tre giorni a settimana”. Così l’associazione della stampa toscana ha invitato l’Unione dei Comuni della val di Bisenzio, nel Pratese, che in un bando per la ricerca di un incarico giornalistico ha fissato a ventimila euro lordi, per due anni, e comprensivo delle spese. Per l’Ast quel bando non va bene e va assolutamente rivisto: “800 euro che tolte le tasse e i contributi e tutte le spese, dal telefono alla benzina alle attrezzature che dovrà procurarsi autonomamente, diventano assai di meno”.
Il presidente Sandro Bennucci ha dichiarato: “Il bando è scritto bene quanto ai requisiti chiesti per svolgere l’incarico. Sono valorizzate esperienze e professionalità pregresse. Ma è sul corrispettivo che non ci siamo. Che di compenso inadeguato si tratti non lo diciamo solo noi, lo dice il contratto della pubblica amministrazione dove viene indicata, dalla stessa Pa, la retribuzione ritenuta congrua per chi svolge questo lavoro. Se un ente decide di non assumere personale, neppure a tempo determinato, ma di rivolgersi ad un professionista esterno, che almeno stanzi per quell’incarico quanto avrebbe speso con un dipendente”.
Secondo quanto ha riferito l’Associazione della stampa toscana, dal 2018, esiste un profilo specifico per i giornalisti che lavorano nella pubblica amministrazione. “I giornalisti devono essere inquadrati e pagati come funzionari in categoria D. Nel nuovo contratto in elaborazione si discute addirittura di una loro possibile collocazione, come per tutte le professioni ordinistiche, in un categoria ancora più elevate. Ebbene, un giornalista part-time al 50 per cento, ovvero chiamato a lavorare 18 ore a settimana, costerebbe all’ente al livello più basso della categoria D, compresi i contributi a carico del datore di lavoro, non meno di 15 mila euro l’anno: 17 mila con il premio di produttività. In due anni il totale oscillerebbe tra i 30 ed i 34 mila euro.