A seguito delle minacce ricevute il 3 settembre 2015 per un’inchiesta sulla manodopera in nero e sullo sfruttamento di migranti dell’est Europa da parte dei caporali nelle vigne di Canelli (Asti), Riccardo Coletti, collaboratore de La Stampa, ha ricevuto attestazioni di solidarietà da parte del mondo giornalistico ed istituzionale. Ad esprimere vicinanza al cronista, invitandolo a proseguire nel suo operato, sono stati il comitato di redazione de “La Stampa”, l’Ordine dei giornalisti del Piemonte, l’Associazione stampa Subalpina, l’Unci e gli assessori regionali all’Agricoltura e all’Immigrazione del Piemonte. Solidarietà anche da Ossigeno per l’Informazione, che ha sottolineato che Riccardo Coletti è il quinto giornalista che subisce intimidazioni a causa del suo lavoro in Piemonte dall’inzio del 2015 e il 257.mo in Italia. “Purtroppo – ha commentato il direttore di Ossigeno, Alberto Spampinato – nessuna regione italiana è immune dai tentativi di imporre la censura con la violenza o con gravi abusi che continuano a diffondersi anche a causa del silenzio stampa su questo fenomeno e della sostanziale impunità di cui godono gli aggressori, sia per la sottovalutazione delle conseguenze sociali di queste violazioni di un diritto fondamentale, sia perché alcuni buchi legislativi consentono di farla franca, come ha sottolineato anche la Commissione Parlamentare Antimafia, che il 5 agosto 2015 ha approvato all’unanimità una dichiarazione che sollecita a colmare questi vuoti modificando in più punti il codice penale. Sarebbe sbagliato trattare il caso di Riccardo Colletti isolandolo da questo contesto, dimenticando che Ossigeno per l’Informazione dal 2006 ad oggi ha contato in Piemonte altre 57 gravi intimidazioni nei confronti di giornalisti, quindici delle quali nel 2014″.
Su “La Stampa” di venerdì 4 settembre si legge che il comitato di redazione (l’organo di rappresentanza sindacale della redazione), offre pieno sostegno a Coletti e “condivide il suo operato e quello di tutti gli altri cronisti impegnati a difendere la verità con il loro lavoro d’inchiesta”. Solidarietà e allarme espressi con una nota congiunta dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte e dall’Associazione della Stampa Subalpina che assicurano che l’informazione non rinuncerà alle inchieste. Indignati per l’accaduto, Odg e Assostampa”raccomandano la massima vigilanza affinché ogni giornalista possa svolgere fino in fondo le sue inchieste e affinché il lavoro di Coletti e degli altri cronisti sul fronte dello scandaloso caporalato possa proseguire e portare risultati di informazione e civiltà” e chiedono alle autorità pubbliche di “non sottovalutare segnali” e di “fare tutto il possibile per fermare, in luoghi così civili, fenomeni indegni”.
Il presidente dell’Unione Nazionale Cronisti Italiani, Alessandro Galimberti, chiede un intervento urgente del legislatore a tutela di tutti i cronisti. Occorre un intervento, si legge nel comunicato dell’UNCI, per “prendere atto della intollerabile escalation di aggressioni dirette, indirette, fisiche e virtuali a loro danno. Perché mentre il legislatore continua a concentrarsi, nei disegni in gestazione, su come restringere il perimetro della cronaca e su come aumentare la punibilità di chi ha solo il torto di raccontare la realtà ai cittadini/elettori, oggi con le regole in vigore chi ha minacciato Riccardo rischia una condanna meno che simbolica”. Sul versante istituzionale hanno condannato l’aggressione ed espresso solidarietà, con un comunicato congiunto, i due assessori della regione Piemonte, Giorgio Ferrero (Agricoltura) e Monica Cerutti (Immigrazione), che scrivono: “C’è bisogno di persone coraggiose come Coletti e di un’informazione obiettiva che racconti cosa succede smascherando sfruttamento e illegalità”. Solidarietà e vicinanza al cronista sono arrivate anche da Daniele Buttignol, segretario nazionale di Slow Food.