I tempi si stringono per il varo dell’Agenda Digitale. La Commissione Affari Produttivi non ha preso in considerazione i 400 emendamenti al testo di legge pervenuti alla Camera, convalidando la bozza approvata in Senato. E’ stata risolta nelle ultime ore la questione della pregiudizialità costituzionale posta dall’Idv. Le accuse di discordanza tra il decreto e il dettato costituzionale è stata respinta dall’Aula di Montecitorio. Ora la palla passa ai deputati, che dovranno decidere se dare fiducia o meno al provvedimento. Toccherà alla Conferenza dei Capigruppo stabilire, infine, se tra l’apposizione della fiducia e la votazione dovranno passare le canoniche 24 ore. L’urgenza della situazione potrebbe giustificare una deroga. Se l’esito della votazione sarà positivo, il decreto potrà essere convertito in legge prima del termine di decadenza.
Non mancano, ovviamente, i mugugni per la mancanza di modifiche al disegno normativo. Tra i punti più discussi spicca l’assenza di una normativa dettagliata sul commercio elettronico, tra i capisaldi del testo unificato presentato da Gentiloni (Pd), Rao (Udc), Palmieri (Pdl) e Bergamini (Pdl). Quest’ultima, relatrice del testo ignorato dal Governo, ritiene che il decreto sottoposto all’esame parlamentare sia frammentario e non risponda alle esigenze dell’Agenda Digitale Europea. Ma forse ha scatenato ancor più polemiche la bocciatura dell’emendamento sulle agevolazioni fiscali per i costruttori di reti di banda larga. Il rifiuto è stato motivato dalla mancanza di copertura finanziaria. Luigi Vimercati (Pd), uno degli autori della disposizione, fa notare che, non offrendo sostegno alle infrastrutture, si minano le basi della futura digitalizzazione. Riscuotono, invece, consenso generale gli incentivi proposti per le start-up, le nuove aziende innovative. Peraltro il Senato ha precisato che lo sviluppo di prodotti ad alto valore tecnologico diventa preponderante per l’assegnazione di contributi .
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