Una recente sentenza sta provocando una forte indignazione nel mondo del giornalismo. Il provvedimento in questione, del tribunale di Cosenza, si riferisce ad una vicenda dai tratti oscuri, ribattezzata giornalisticamente Oragate, che ha avuto luogo nel febbraio del 2014. Il 19 febbraio il quotidiano l’”Ora della Calabria” non uscì nelle edicole. Il motivo di ciò sarebbe stata l’opposizione dello stampatore Umberto De Rose, che avrebbe bloccato deliberatamente le rotative a questo fine.
I giudici hanno affermato che tale fatto non sussiste. La pronuncia ha provocato sdegno in seno alla Federazione Nazionale della Stampa, che si è stretta attorno a Luciano Regolo, ai tempi direttore del quotidiano e ora codirettore de “la Famiglia Cristiana”. Proprio sul sito del periodico di stampo cattolico Regolo ha pubblicato un articolo in cui puntualizza i punti poco chiari di tutta la vicenda. Innanzitutto una telefonata tra De Rose e l’editore Alfredo Citrigno, registrata, in cui si chiede di non pubblicare un articolo sul figlio del senatore Tonino Gentile, poi sottosegretario del governo Renzi. Ma ha una fondamentale rilevanza anche la testimonianza del tecnico specializzato Davide Maxwell, che nel 2017 ha negato la sussistenza di effettivi problemi tecnici in relazione alla stampa del quotidiano. De Rose avrebbe, perciò, chiesto al tecnico una perizia falsa per impedire che “L’Ora” arrivasse nelle edicole.
L’assoluzione di De Rose dall’accusa di violenza privata, avvenuta per un capo d’imputazione ritenuto non congruo, sembrerebbe essere una sconfitta per la libertà di stampa in un territorio fortemente colluso con la criminalità organizzata. Devono comunque essere ancora pubblicate le motivazioni della decisione del tribunale cosentino. A seguito di esse sarà decisa la linea su cui impostare l’appello. Intanto, però, come giustamente sottolineato dalla Fnsi, la sentenza potrebbe dare origine a comportamenti analoghi in situazioni contrassegnate da gravi disagi territoriali.
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