Esplode la polemica sui giornalisti intercettati in Italia. La notizia è stata riportata nel fine settimana dal quotidiano Domani che ha pubblicato, insieme ai fatti, i nomi dei cronisti che sarebbero stati “ascoltati” dagli inquirenti della procura di Trapani. Si tratta di giornalisti impegnati in prima linea sul fronte del racconto dell’immigrazione e della “tratta” libica. Sarebbero stati intercettati, secondo quanto ha riferito Domani, i giornalisti Nancy Porsia con il suo avvocato, Alessandra Ballerini, e ancora conversazioni con le proprie fonti di Sergio Scandura, corrispondente di Radio Radicale, Claudia De Pascale di Report Rai3, Nello Scavo di Avvenire, Francesca Mannocchi de L’Espresso, Fausto Biloslavo de il Giornale, Antonio Massari de il Fatto Quotidiano.
Il busillis riguarda la tutela del segreto professionale relativo alle “fonti” che è riconosciuto ai giornalisti dalla legge. Per questo si è aperto un confronto che si preannuncia serrato e delicato. Il procuratore di Trapani, Maurizio Agnello, intervistato dall’Adn Kronos, ha spiegato che nessun cronista risulta indagato e che l’unica a essere stata intercettata è stata la Porsia che, tra l’altro, è impegnata anche sul racconto relativo alla vicenda del ricercatore Patrick Zaki. Intanto ha alzato la voce la Federazione nazionale della Stampa italiana che in un documento ha chiesto di fare immediatamente ordine e chiarezza sull’accaduto: “Chi e perché ha disposto tali misure? Si volevano scoprire le fonti, violando il segreto professionale? A che titolo sono state trascritte le intercettazioni relative ai colloqui tra la cronista Nancy Porsia e la sua legale Alessandra Ballerini? Perché, particolare ancora più inquietante, sono stati trascritti brani relativi alle indagini su Giulio Regeni? Non spetta a noi emettere sentenze, ma riteniamo opportuno che le autorità di garanzia chiedano chiarimenti e li rendano pubblici. Fnsi fornirà alle colleghe e ai colleghi ogni supporto e sosterrà tutte le iniziative che intenderanno promuovere”.
È insorto il comitato di redazione di Radio Radicale. E in una nota, il cdr della storica emittente radiofonica ha espresso tutto il suo disappunto: “Nell’ambito delle notizie su un’indagine sulle Ong a Trapani, emergono numerosissime intercettazioni telefoniche relative anche a cronisti, tra cui il nostro Sergio Scandura, che da sempre si occupa dei traffici illegali di persone dalla Libia. Radio Radicale, esprimendo tutta la sua solidarietà a Sergio e a tutti i colleghi coinvolti, chiede con forza alla ministra della Giustizia Marta Cartabia e a tutti gli organi competenti di fare la massima e necessaria chiarezza su quanto accaduto, sui motivi di queste intercettazioni, su chi le ha disposte e perché. Ci associamo alla Fnsi nella richiesta di trasparenza, preoccupati per la pericolosità della situazione e per la tutela della nostra professione. Mai come in questi frangenti emerge la necessità di non lasciare solo alcun giornalista”.
Intanto il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha fatto sapere di avere avviato una procedura d’accertamento per fare piena chiarezza sull’episodio. Su cui, inoltre, è intervenuto anche l’Ordine dei giornalisti. Il presidente del consiglio nazionale, Carlo Verna, ha pronunciato parole durissime annunciando mobilitazioni: “Siamo di fronte allo sfregio del segreto professionale la vicenda relativa all’inchiesta della Procura di Trapani sulle Ong, leggendo le cronache appare di estrema gravità e merita una mobilitazione non solo della categoria che l’Ordine dei giornalisti promuoverà”.
Verna ha proseguito: “Ci appelleremo al Presidente della Repubblica, che oltre ad essere il supremo garante della Costituzione è anche il numero uno del Csm, e alla Ministra della Giustizia. Per fortuna nostra e delle istituzioni si chiamano Sergio Mattarella e Marta Cartabia. Perché i fatti di Trapani riguardano – ha concluso Verna – la qualità della democrazia”.