OGGI VOTO IN VIGILANZA. RIMANE LO SCONTRO SUI POTERI DELLA TARANTOLA

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Non è solo il Pdl a scontrarsi con le scelte di Monti. Oggi si decide sui superpoteri della Tarantola. Monti pronto a commissariare la Rai.
La convocazione è prevista per le 14, 30. L’esito è incerto. Il Pdl, la Lega, l’Idv, Beltrandi contestano le superdeleghe assegnate alla Tarantola. E il Codacons ha già fatto ricorso: «Le nomine di Monti non sono compatibili».
La battaglia per i vertici della Rai è in corso ed è combattuta su più fronti.
Il centrodestra, da parte sua, pur avendo la maggioranza in cda (4 membri), perderebbe peso nelle decisioni che contano. Con i nuovo poteri “donati” da Monti al presidente, quest’ultimo può fare quasi tutto e senza il consenso del cda. La Tarantola, una volta insediata, potrebbe decidere sui contratti fino a 10 milioni di euro (fino ad oggi il tetto è 2,5, e la competenza a riguardo era del solo dg); sarebbe autonoma per le nomine dei direttori di tg e reti, nonché per cosiddette “tecnostrutture”, ovvero per circa 40 figure manageriali e tecniche, come il capo del personale e il direttore finanziario.
Dunque il cda avrebbe un ruolo marginale, quasi meramente consultivo. «Con le deleghe operative sarebbe come chiudere il Parlamento», ha dichiarato Antonio Verro, consigliere del Pdl.
In effetti Monti ha voluto concentrare i poteri nelle mani dei suoi esponenti proprio per liberare la Rai dal giogo del Parlamento, ovvero dei partiti. Per Palazzo Chigi è un segnale di indipendenza; per il centrodestra è una sorta di “appropriazione indebita” di competenze parlamentari. L’astensione di Verro nel cda è stato un segnale chiaro: «Noi non ci stiamo». Il Pdl vorrebbe cercare di dilatare i tempi. Gli azzurri hanno chiesto un’audizione in Vigilanza alla Tarantola. La richiesta è andata a vuoto: Zavoli non l’ha permesso perché non prevista dalla legge; inoltre la Tarantola non avrebbe mai accettato.
Ma attenzione. Non è solo il partito di Berlusconi ad opporsi ai superpoteri della Tarantola (e poi ci sarebbe anche la questione Luigi Gubitosi, dg, sempre designato dal governo).
L’Idv è da tempo che chiede un’audizione dell’attuale vice direttore di Bankitalia. Di Pietro ha invitato Zavoli ad “interrogare” la Tarantola, ma anche Gubitosi e Pinto, il consigliere del Tesoro, per saggiarne le competenze e conoscere gli intendimenti. Per l’Idv le nomine del governo sono espressione dei poteri forti delle banche e non sarebbero adatte a governare un’azienda come la Rai. E poi ci sarebbe l’indagine sui prodotti bancari derivati che grava sulla testa della Tarantola. Dunque per il partito di Di Pietro sembra anche un fatto “di principio”: con o senza superpoteri non dovevano essere eletti loro.
Sulla stessa lunghezza d’onda il Codacons. L’associazione dei consumatori non ha preso tempo inn chiacchiere. È stato presentato un ricorso al Tar del Lazio contro le nomine del premier. «Per gli utenti della Rai i soggetti scelti da Monti non sono compatibili con il ruolo di presidente e dg Rai», ha dichiarato il Codacons.
Per l’associazione dei consumatori Monti ha invaso le competenze del Parlamento «tale da arrecare un danno immediato alla Rai stessa e quindi agli utenti». Inoltre «la scelta è ricaduta su alcune persone strettamente legate al mondo bancario, prive di quella competenza professionale idonea a garantire la notoria indipendenza dei comportamenti imposta dall’art. 21 dello Statuto, oltre che dalla Comunità Europea per le Autorità». E poi ci sarebbe la posizione della Tarantola «indagata a Trani con l’accusa –afferma sempre il Codacons – di non aver sanzionato il gruppo Intesa Sanpaolo per la diffusione di prodotti finanziari derivati che ha visto coinvolti negativamente circa 200 imprenditori pugliesi». Dubbi anche su Gubitosi, i cui legami «con il mondo politico più vicino alle banche, potrebbero incidere su scelte importanti in un settore, quello delle telecomunicazioni, che forse più di molti altri può avere degli effetti pregiudizievoli sugli utenti, se non indipendentemente gestito».
E poi c’è il radicale Marco Beltrandi, eletto nel Pd. «Senza un’audizione non c’è la condizione per il voto. E poi perché dovrei votare un presidente che, senza deleghe, non accetterebbe l’incarico. Non ho nulla contro la Tarantola e neppure contro il conferimento delle deleghe, ma voglio che i problemi siano affrontati in Parlamento. Sono convinto per altro che, se ci fosse una reale discussione sul tema delle deleghe prima del voto, nessuno farebbe mancare le deleghe alla Tarantola».
Dunque, stando ai vari malumori, la Tarantola non ha molte possibilità di ricevere i due terzi dei voti, ovvero 27 voti su 40. Inoltre 21 dei parlamentari della Vigilanza appartengono al centrodestra. Pdl e Lega sembrano oltremodo compatti: «La Rai è del Parlamento. Non possono assegnare tutti i poteri che sono espressione del governo». Secondo il malpensanti, il Pdl non vuole rinunciare a controllare, tramite la maggioranza in cda, la nomina di direttori e la stipula di contratti importanti.
Ecco che oggi potrebbe mancare il numero legale. La seduta potrebbe essere rinviata alla settimana prossima. Intanto “lo spettro” del commissariamento aleggia all’orizzonte.

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