Ogni anno un paese diverso ospita il “World Press Trends” uno degli eventi più importanti del pianeta dedicati al mondo dell’informazione, per fare “il punto della situazione” sullo stato di salute della carta stampata e non solo.
Giunta alla 66° edizione, a partire da oggi e fino all’11 di questo mese, la kermesse si terrà al Lingotto di Torino con l’obiettivo “dare una svolta” allo stato di crisi che, sopratutto negli ultimi anni, ha determinato la riduzione di tante figure professionali e, nei casi ancor più gravi, la chiusura di tante redazioni.
Il programma prevede dibattiti e tavole rotonde animate dalla partecipazione di numerosi ed illustri esponenti del settore dei media e dell’informazione che cercheranno, sinergicamente, di trovare soluzioni per far ripartire l’intero comparto che, solo negli ultimi 5 anni, ha fatto registrare un calo delle vendite delle copie cartacee pari al 22%.
In contro tendenza con questi dati, lo sforzo, quindi, sarà quello di individuare nuovi “business model” capaci di affrontare e risolvere (almeno in parte!) il difficile momento che tutti conoscono.
Una delle possibili soluzioni, potrebbero essere l’ottimizzazione di “nuove risorse” disponibili grazie al web come la diffusione dell’informazione on line, una valida alternativa ai sistemi tradizionali, data in continua crescita (+ 17% solo nell’ultimo anno).
Terrà banco anche l’annosa questione dei ricavi pubblicitari digitali che in gran parte finiscono nelle casse dei grandi player e dei motori di ricerca come Google, lasciando nelle tasche degli editori “pochi spiccioli”
Al centro dell’attenzione anche la trasformazione delle testate giornalistiche che si avvalgono, sempre più, di nuove figure professionali come designer e grafici, impensabili solo fino a pochi anni fa.
Per non parlare del “ruolo innovativo” di giornalisti e reporter di ultima generazione, sempre più supportati da nuovi sistemi come social media e data journalism, grazie ai quali riescono, ad esempio, a realizzare video (soltanto con l’aiuto di un app e di uno smartphone) molto affidabili e di qualità, capaci di “tenere testa” ai contenuti prodotti, con grande dispendio di costi e di mezzi, dai grossi network.
Il futuro del giornalismo, quindi, passa sempre più, dalle nuove tecnologie digitali e, proprio da esse, potrebbe venire “quella boccata d’ossigeno” di cui tutto il settore ha tanto bisogno.
L’unico mercato che ancora fa registrare dati positivi è quello asiatico, Giappone ed India in testa. In questi paesi vengono distribuite il più alto numero di copie giornaliere al mondo (anche 8-9 milioni) e, pur considerando il bacino di utenza numericamente molto alto, anche questo dato sarà spunto di interessanti confronti e riflessioni.