Lo scopo con cui liberal si presenta oggi in edicola come giornale quotidiano è presto detto: cercare di rappresentare idee, pensieri e aspirazioni di coloro che non ne possono più di un’Italia in cui le classi dirigenti, salvo qualche eccezione, hanno rinunciato alla serietà e al senso di responsabilità e hanno perso l’abitudine di pensare al futuro. È l’impegno non a raccogliere mugugni, proteste ed anatemi quanto, al contrario, a contribuire alla definizione di una via di uscita da una condizione ormai insopportabile, attraverso la discussione, il dialogo, la ricerca, il confronto delle idee.
Non è un’uscita improvvisata. Da almeno due anni, con Ferdinando Adornato, discutevamo di questa impresa, per dare maggiore intensità al lavoro politico-culturale in cui liberal è impegnato dal 1995, con le sue pubblicazioni e i suoi convegni. Due anni in cui tutto ciò che è accaduto ha reso ancora più urgente questo progetto. Abbiamo avuto il tempo per accorgerci quanto sia stata sprecata la stagione del bipolarismo, pure caricata di tante attese dopo la bufera del 1992-94. Il tempo per riflettere sui limiti del quinquennio di governo della Casa delle libertà e dei ritardi delle sue forze politiche.
Il tempo per verificare – sulla pelle della nazione – gli effetti disastrosi del ritorno della sinistra al potere, con la paralisi riformista e l’anomalia massimalista. Ma soprattutto il tempo per capire che l’Italia, proprio perché non ha cominciato a risolvere i suoi vecchi problemi di fondo non ha potuto neanche cominciare a fissare sull’agenda i nuovi. Coincidenza vuole che il nostro primo numero arrivi in edicola proprio nel momento in cui tutto – dalla metafora dei rifiuti campani, al rinnovato scontro fra politica e magistratura, poteri ormai deboli, alla paralisi sulla legge elettorale, alla rottura nell’Unione e al quiz su Prodi – sottolinea l’insostenibilità della condizione italiana, a cui si aggiungono i colpi inferti dall’instabilità globale.
Liberal si propone dunque come una sede di confronto e di ricerca fra le culture moderate. Non rinunceremo certo ad esprimere in primo luogo le nostre idee, ma pensiamo ad un giornale che sia anche una tribuna dove esprimersi liberamente e dove essere letti, avviando quella discussione che finora è stata saltuaria e spezzettata. Se qualcosa, nella stagione bipolare, è mancato al centrodestra, questo vuoto si chiama continuità di una ricerca e di una proposta. Se ne è sentita la mancanza.
Questo giornale sarà naturalmente uno strumento di battaglia delle idee contro le mitologie di una sinistra che ha smarrito la strada. Anche in questo caso non si tratta delle solite polemiche, che hanno accompagnato una fase in cui nessuno ascoltava l’altro. Contro il metodo dell’intolleranza, che tanti guai ha provocato, ci proponiamo invece di cercare di ridefinire, senza stancarci, un linguaggio comune, uno sforzo che in parte abbiamo già compiuto con la rivista bimestrale.
Ma soprattutto liberal ha l’ambizione di contribuire a costruire, nell’area del centrodestra, con l’aiuto di tanti altri, una nuova politica, pensando che non è la politica in sè ad aver fallito, ma il suo modo di essere, il suo schiacciamento sul presente, la sua incapacità di alzare lo sguardo verso il futuro indicando ricette e soluzioni. È l’inizio di un lavoro che ci impegniamo a portare avanti lungo due parole-chiave: la serietà e la responsabilità. Quella stessa serietà e quella stessa responsabilità che chiediamo alle classi dirigenti di un Paese in affanno.
Sapendo che un giornale quotidiano è la migliore forma di comunicazione per discutere, per confrontarsi, per cercare linguaggi comuni e per ricomporre uno spirito pubblico. Sapendo anche che non partiamo da zero, perché contiamo sull’appoggio e sul sostegno dei tanti amici che ci hanno accompagnato con il bimestrale e con i nostri tanti convegni. E sapendo infine che considero un buon viatico, un colpo di fortuna, la coincidenza. (Renzo Foa)