Il dividendo digitale entra nel vivo. Alle ore 12 di ieri è scaduto il termine per la presentazione delle offerte degli operatori di telecomunicazioni interessati ad acquisire le frequenze in banda 800, 1800, 2000 e 2600 Mhz liberate dalle tv, a seguito del passaggio al digitale terrestre. Gli operatori che partecipano alla gara sono Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G e Linkem. Dopo l’apertura delle buste, in presenza di più proposte per uno stesso lotto, si procederà alla fase dei rilanci. Mentre per il governo la priorità è arrivare all’incasso stimato – e già anticipato nella legge di stabilità – di almeno 2,4 miliardi di euro (ma se tutte le frequenze dovessero essere cedute, il bottino potrebbe essere ben più alto e arrivare a 3,1 miliardi, al lordo di eventuali rilanci), per gli operatori telefonici i problemi sono altri: «regole chiare e un impegno sulle infrastrutture». «Per i prossimi tre anni – aveva sottolineato Ossama Bessada, amministratore delegato della Wind – possiamo stare senza nuove frequenze. Le frequenze servono nel lungo termine: certamente sono utili gli 800 Mhz per fornire servizi migliori e più veloci alla clientela, quindi serviranno, ma non nel breve termine». Per la Wind la gara deve essere considerata nel complesso dei suoi elementi: «Il prezzo è solo uno di essi, poi ci sono la tempistica, la modalità di pagamento, la disponibilità delle frequenze». Intanto, il governo ha deciso che le società telefoniche dovranno mettere sul piatto, entro il 30 settembre 2011, quasi il 50% dell’importo totale della gara e quindi oltre un miliardo e mezzo di euro, versando poi il resto a rate quando avranno la disponibilità effettiva delle frequenze.
Aste per l’assegnazione agli operatori delle bande del dividendo digitale sono già state effettuate in altri Paesi europei, tra cui la Germania dove lo Stato ha ricavato 4,38 miliardi di euro.
Luana Lo Masto