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NUOVO STATUTO PER LA SIAE. ORA SI ATTENDONO LE NOVITA’

Che sia la volta buona, la luce alla fine del tunnel in cui la SIAE sembra essersi cacciata da decenni e dal quale sembrava destinata a non uscire più, magari soppiantata da qualche nuova agenzia, italiana o di altri paesi europei, pronta a sostituirsi alla vecchia Società Italiana Autori ed Editori nella gestione dei diritti d’autore nel nostro paese?
Porta la data del 9 novembre 2012 il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri con cui è stato approvato il nuovo Statuto SIAE, annunciato dalla società solo il 21 novembre sul proprio sito ufficiale, con un brevissimo comunicato e il link al testo completo e il giorno dopo su Facebook , con qualche parola in più: “L’emanazione del nuovo statuto prefigura il ritorno della base associativa alla guida dell’Ente e quindi la conclusione del mandato commissariale. Ma non è ancora tempo di bilanci. Numerosi e complessi adempimenti impegneranno, nei prossimi mesi, i vertici e gli uffici della SIAE per consentire il corretto svolgimento delle operazioni di voto che chiameranno a raccolta oltre 100mila associati.”
Al di là degli aspetti burocratico-amministrativi che saranno di interesse per un limitato numero di addetti ai lavori, la notizia è interessante per quel grandissimo numero di piccoli autori iscritti SIAE, oltre che per tutti coloro che per un motivo o per un altro (organizzatori di concerti, gestori di locali e via dicendo) hanno a che fare regolarmente con la Società.
Significa quindi uscire dal quella fase di commissariamento in cui peraltro la SIAE era finita per la seconda volta nel giro di pochi anni, e ripartire, indicendo nuove elezioni, rinnovando i propri organi e – si spera – dando il via a quel rinnovamento di tutta la struttura che ormai è nota più per sprechi e inefficienze che per altro.
Solo pochi mesi addietro, per esempio, qualcuno faceva notare l’enorme debito della società nei confronti degli autori stessi; come dire: la SIAE passa per l’esattore cattivo da una parte, e dall’altra sperpera denari nel modo sbagliato, mentre non esercita come dovrebbe proprio quella che dovrebbe essere la sua funzione primaria, ossia la retribuzione di chi crea opere d’ingegno.
A questo proposito si sono levate voci a favore di una ripartizione più corretta, il più possibile analitica, delle royalty in questione, quale quella del cantautore Umberto Palazzo, che aveva proposto l’idea di una class action . La consorella brasiliana ECAD, messa sotto inchiesta nel proprio paese da una commissione governativa anche per la poca trasparenza nei metodi di ripartizione, si è vista lo scorso aprile sommersa da uno scandalo non da poco: le indagini si sono concluse con una figuraccia non da poco e l’incriminazione di ben 15 dirigenti per una serie di reati . E’ evidente che le due società sono ben distinte e che le responsabilità di singoli elementi non equivalgono a dire che tutto il sistema sia una truffa, ma è chiaro che ci sono molti aspetti da riformare e modernizzare nella gestione collettiva del diritto d’autore, per evitare storture e ingiustizie.
Va riconosciuto pure che la SIAE qualche progresso l’ha compiuto negli ultimi anni, dal sito con il repertorio online all’app per smartphone, fino all’accordo con Google e stipulato pochi giorni addietro tramite Armonia (alleanza con la consorella francese SACEM e la spagnola SGAE): una licenza paneuropea che consente a Mountain View l’utilizzo nel proprio servizio cloud di un repertorio di 5 milioni di brani in 35 paesi.
La SIAE è al bivio: riformarsi per davvero, o vedersi sottrarre buona parte delle proprie entrate nel giro di qualche anno con la ventilata liberalizzazione del settore. Che altrimenti molto probabilmente finirà per risultare nella calata in Italia di soggetti stranieri che gradualmente la rimpiazzeranno.

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