NUOVO CONTRATTO DI SERVIZIO RAI: NESSUNA TRASPARENZA E SALASSO PER GLI UTENTI

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Il nuovo Contratto di Servizio Rai 2010/2012, scaduto il 31 dicembre 2009, approvato dal CDA il 3 febbraio 2011, riapprovato il 24 marzo 2011 e firmato il 6 aprile 2011 dal Ministro Romani, finalmente è entrato in vigore. Il relativo Decreto Ministeriale, infatti, firmato dal Ministro soltanto il 27 aprile 2011, si era perso nella tipografia dove stampano la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, che lo ha pubblicato soltanto dopo un paio di mesi. Nel frattempo, la Rai ha navigato a vista per 18 mesi e tra poco meno di un anno dovranno già ricominciare le trattative per il rinnovo. Nonostante ciò nel Contratto si parla di «triennio di durata» senza che alcuna Autorità si preoccupi di evidenziare (e magari sanzionare) questa ennesima presa in giro degli utenti del servizio pubblico radiotelevisivo.
Il nuovo contratto, ancora una volta deludente per quanto riguarda il monitoraggio della qualità dell’offerta radiotelevisiva pubblica, contiene alcune importanti novità in tema di trasparenza del bilancio aziendale, tra le quali vi sono gli adempimenti previsti dall’art. 27. In particolare, è stata accolta la sollecitazione della Corte dei Conti, relativamente ad una maggiore trasparenza circa l’utilizzo delle risorse costituite dagli introiti del canone di abbonamento.
La Rai, infatti, sarà «tenuta a pubblicare sul proprio sito web il documento, comprensivo dei criteri metodologici, sui conti annuali separati certificati dalla società di revisione scelta, ai sensi dell’articolo 47, comma 2, del Testo Unico, dall’Autorità da cui risulti, sulla base dell’apposito schema approvato dalla medesima Autorità, la destinazione delle risorse pubbliche e, in particolare, a fornire adeguata comunicazione circa i costi afferenti la programmazione televisiva e la programmazione radiofonica rientranti nell’ambito delle attività di servizio pubblico». Nella presentazione dei palinsesti, inoltre, la Rai sarà «tenuta ad identificare la programmazione televisiva e radiofonica rientrante nell’ambito dell’attività di servizio pubblico con un colore diverso rispetto agli altri aggregati».

Per ora, però, i contribuenti italiani, soprattutto quelli che pagano la tassa sul possesso del televisore, non possono sapere se – ad esempio – i 4 milioni buttati dalla Rai per il programma di Sgarbi sono stati conteggiati in quota servizio pubblico o commerciale. Quel che è certo è che saranno proprio loro, i contribuenti, a sostenere l’onere delle inutili e poco significative multe dell’Agcom. Per quanto riguarda, invece, la pubblicazione sul sito web degli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e collaboratori, bisognerà attendere le determinazioni che assumerà la Commissione «paritetica» Rai-Ministero entro 90 giorni dall’entrata in vigore del contratto. Quindi, se saranno rispettati i tempi, forse nel 2012 i cittadini potranno sapere qualcosa in merito, salvo nuovi ordini o contrordini. Per ora sul sito aziendale dedicato alla comunicazione dei dati relativi ad incarichi conferiti, ai sensi dell’art. 3, comma 44, Legge 24 dicembre 2007 n. 244 e della circolare DPCM 16/3/07, appare ancora un vergognoso «lavori in corso».

Remigio del Grosso (Segertario Nazionale Lega Consumatori)

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