Il tema delle querele bavaglio torna in cima all’agenda politica. Se nei giorni scorsi non si è fermato l’impegno Fnsi a riportare d’attualità l’argomento, ieri il parlamentare Pd Paolo Lattanzio ha fatto un appello al sottosegretario all’editoria Giuseppe Moles. Il giornalismo italiano ha tanti problemi che da anni attendono una soluzione. Adesso il parlamento e il governo non possono più nascondersi.
Il presidente della federazione nazionale della stampa italiana, Beppe Giulietti, ha scritto parole chiare su twitter. “Oltre il 90% delle querele bavaglio archiviate alla prima udienza”. Un dato che già da solo basterebbe e dovrebbe far riflettere. Per Giulietti, sempre nello stesso twitt, “Basterebbe una multa pari al 50% della richiesta per scoraggiare molti degli imbavagliatori”. Dunque si è chiesto. “Perché la norma non è stata approvata?”. Una domanda che si sono fatti in tanti. Tra di loro anche il deputato Paolo Lattanzio.
Lattanzio in una nota ha fatto appello al sottosegretario Moles. “Negli ultimi giorni si è tornato a parlare di querele temerarie e del rischio che in questa fase post pandemica corre il giornalismo italiano, sempre più precarizzato. E’ un tema che fin dall’inizio ho sollevato in Commissione. I giornalisti e le giornaliste, soprattutto i freelance e quelli che scrivono per testate locali, non sono garantiti né in termini di diritti minimi dei lavoratori e delle lavoratrici né legalmente nel caso di querele. Inoltre prendono compensi assolutamente insufficienti a garantire la doverosa autonomia. Questo significa renderli deboli, ricattabili, in definitiva minare la capacità di esporre i fatti in maniera libera tipica delle democrazie”.
La premessa spiega di per sé un quadro drammatico. Lattanzio ha aggiunto. “Oggi la questione è ancora più urgente: dobbiamo garantire la possibilità di lavorare ai cronisti e alle croniste che racconteranno e analizzeranno le mire delle mafie sui fondi del Pnrr”. E ancora. “Tendiamo a immaginare che la criminalità possa rivalersi sui giornalisti e sulle giornaliste manomettendo le loro auto o mandando loro buste con proiettili. Ma lo strumento più efficace per zittire un cronista è oggi la querela, con la quale la mafia non si sporca le mani e si affida ai tribunali, costringendo i precari e le precarie della stampa a fermarsi in attesa di sentenza”.
Dunque Lattanzio ha concluso. “Per questo lancio un appello pubblico al sottosegretario all’editoria Giuseppe Moles, perché riferisca con urgenza sulla questione e sulla volontà del governo di affrontarla. Lo aspettiamo in Commissione per le linee guida ma, dal momento che ha più volte garantito che il tema delle querele temerarie sarebbe stata una delle sue preoccupazioni principali, sono certo che vorrà rispondere prontamente all’appello”.
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