Alla scadenza del 31 dicembre 2012, se le frequenze che il governo ha messo all’asta per gli operatori di telefonia mobile non saranno rese disponibili, «l’Amministrazione competente procede senza ulteriore preavviso alla disattivazione coattiva degli impianti avvalendosi degli organi di polizia postale e delle comunicazioni». E’ quanto si legge nella bozza della manovra, che stabilisce alcuni correttivi alla Legge di stabilità nella quale sono contenute le misure per l’asta delle frequenze da cui il Governo si aspetta un introito di almeno 2,4 miliardi di euro. Fino all’effettiva liberazione delle frequenze della banda 790-862 MHz, gli assegnatari dei relativi diritti d’uso «hanno diritto a percepire un importo pari agli interessi legali sulle somme versate a decorrere dal primo gennaio 2013. Il ministero dell’Economia e delle finanze si rivale di tale importo sui soggetti che non hanno proceduto tempestivamente alla liberazione delle frequenze stesse».
La manovra prevede anche che una quota, non superiore al 50 per cento, delle eventuali maggiori entrate accertate rispetto ai 2,4 miliardi di euro definiti dalla Legge di stabilità, saranno «riassegnate nello stesso anno al ministero dello Sviluppo economico per misure di sostegno al settore». Inoltre, una quota del 10 per cento delle maggiori entrate potrà essere utilizzata per compensare le tv che liberano le frequenze, annullando il tetto previsto dei 240 milioni. In caso non si raggiungesse l’obiettivo dei 2,4 miliardi, infine, la bozza prevede la possibilità di non procedere ai tagli lineari ai ministeri come dice la Legge di stabilità, ma di operare «variazioni compensative degli accantonamenti», al fine di «garantire ai ministeri la necessaria flessibilità gestionale», ma solo per «effettive, motivate e documentate esigenze».
Alberto De Bellis