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NUOVE EDICOLE? MEGLIO BEI GIORNALI. AGLI EDITORI: TROPPI GADGET MA POCA QUALITÀ (ITALIA OGGI)

Con l’indagine su edicole e distribuzione di giornali e periodici, l’Antitrust ha puntato i fari sui maggiori problemi che affliggono la filiera della carta stampata. I problemi a monte riguardano lettori ed editori. Se i primi non acquistano più giornali come una volta, la colpa è in parte dovuta a internet e free press, senza scomodare la crisi.
Armando Abbiati, presidente Snag, vede «poca fantasia da parte degli editori» e la «mancanza di un piano di sviluppo», che non miri esclusivamente alla sottoscrizione di abbonamenti al giornale.
Secondo Ermanno Anselmi, segretario generale Sinagi, gli squilibri sulla distribuzione dipendono attualmente dalla differente forza dei gruppi editoriali. «Il rischio», sostiene Anselmi «è una concentrazione della distribuzione da parte dei grandi editori mentre bisognerebbe per una volta garantire una rete indipendente per il pluralismo». Diverso il discorso sulla parità di trattamento che l’edicolante dovrebbe garantire: «dovremmo avere la possibilità di rifiutare prodotti che non tirano secondo il modello tedesco, mentre la parità di trattamento da parte della rete di vendita dovrebbe essere lasciata a tutela dei quotidiani. Per i periodici bisognerebbe fare un ragionamento sul mercato».
Umberto Frascerra, presidente dell’Associazione distributori nazionali (Adn) registra la «poca lungimiranza», di chi si è affidato troppo alla pubblicità. Andato in crisi il mercato, non si è sopperito con prodotti di qualità e parallelamente si è puntato su «gadget e libri, una bolla speculativa che si è rivelata un boomerang».
Venendo poi alla ulteriormente liberalizzazione delle edicole, se l’idea può essere interessante per Abbiati, Gianfranco Silenzi, membro del comitato direttivo nazionale Sinagi, si stupisce della liberalizzazione proposta, perché «c’è già stata nel 2001», senza dare «risultati significativi per la vendita».
(Dalla rassegna stampa ccestudio.it)

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