Sergey Brin, cofondatore di Google, aveva preannunciato non molti giorni fa il rischio di pericolo per la rete ed il tempo sembra avergli dato ragione.
Rispunta infatti nella bozza del ddl intercettazioni presentato dal ministro Paola Severino, la cosiddetta norma ammazza – blog che prevede l’obbligo di rettifica entro 48 ore per ogni sito web (compresi i blog) su semplice richiesta di chi si senta parte lesa, senza la necessità di intervento di un giudice per valutare la fondatezza della richiesta, pena una multa pari, al massimo, a 12.000 euro.
Il comma era già stato inserito nel ddl Alfano – Bongiorno, rimosso solo cinque mesi fa a ed ecco che ora riappare identico a come era stato formulato, nel nuovo testo di legge sulle intercettazioni.
La bozza Severino del 13 aprile 2012 riprende l’art. 28 dell’ex ddl Alfano spostandolo all’Art. 25: «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono».
Si ripetono identiche anche le reazioni di protesta del popolo della rete e del mondo politico, a partire dall’appello di Antonio di Pietro che esorta il governo a tenere giù le mani dalla rete e si oppone con forza a quella che ritiene una norma liberticida, in nome della difesa del web come ultimo baluardo della democrazia per i cittadini.
Si unisce al coro di malcontento anche la voce di Flavia Perina, deputata di Futuro e Libertà che denuncia la presa in giro di un paese che si aspettava norme severe laddove fossero effettivamente necessarie, come per la corruzione e traffico di soldi pubblici, piuttosto che per il web.
Se dietro le scelte di governo ci sia superficialità o consapevolezza non è del tutto chiaro, di certo dal governo Monti ci si aspettava un atteggiamento diverso da quello del suo predecessore, con almeno il tentativo di contrastare la cattiva abitudine di considerare l’informazione come un sistema oligopolistico, nella mani dei soliti nomi.
Si parla tanto di libertà di informazione, di ossigeno per l’informazione, di sapere pluralista e poi si ricade sui soliti errori che rendono le parole propositi al vento.
Intanto c’è ancora un po’ di tempo prima che il destino dell’informazione sia segnato, il 4 maggio è il termine ultimo per la presentazioni delle correzioni da parte dei partiti e l’8 maggio le commissioni saranno riconvocate.
Nel mentre ci si aspettano le mozioni popolari di protesta, anche sulla falsa riga di Wikipedia che per protestare contro il comma ammazza blog del governo Berlusconi, lo scorso Ottobre, autosospese tutte le pagine italiane dell’enciclopedia.
Arianna Esposito
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