L’associazione stampa dell’Emilia-Romagna, contesta alla Cineteca di Bologna abbia bandito il concorso per il proprio ufficio stampa senza prevedere come requisito l’iscrizione all’albo dei giornalisti. «Malgrado il sindacato, a livello nazionale – scrive l’Aser – da tempo abbia addirittura elaborato e diffuso, con l’assistenza del proprio ufficio legale, un bando tipo per contribuire ad evitare contenziosi che arrivano fino alla causa legale, continuano a proliferare concorsi e selezioni che riguardano funzioni giornalistiche quali sono universalmente riconosciute come tali quelle di addetto stampa, che si caratterizzano per scelte discutibili quando non, addirittura, in palese contrasto con le norme generali che regolano la professione giornalistica. Il caso più eclatante recentemente verificatosi nella nostra realtà regionale è quello della Cineteca di Bologna che ha bandito concorsi per il capo ufficio stampa e per redattori dello stesso ufficio senza prevedere l’iscrizione all’Albo dei giornalisti. Il risultato è che due vincitori su tre – ai quali va, ovviamente, il nostro rispetto – non possiedono tale titolo generalmente riconosciuto come indispensabile per svolgere un’attività di natura giornalistica. Tanto è vero che il Parlamento ha previsto, già 12 anni fa, l’obbligo della presenza dei giornalisti negli Uffici stampa pubblici».
«La Cineteca è oggi una Fondazione, ma è, pur sempre, ‘partecipata’ principalmente dal Comune di Bologna. Una scelta, quella della Fondazione, che ha conseguenze anche concrete. Poichè l’esercizio dell’attività giornalistica nel nostro Paese, sia essa di carattere dipendente o libero professionale, comporta l’iscrizione, dal punto di vista previdenziale, all’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi) come sarà possibile rispettare tali norme se gli interessati non sono iscritti all’Ordine professionale?
Il Consiglio direttivo dell’Aser rinnova l’invito ad Amministrazioni pubbliche ed aziende private a ricorrere, per l’assunzione o l’incarico ad addetti stampa, alle professionalità utili a tal fine, cioè a professionalità giornalistiche. Non è la rivendicazione di un ‘privilegio’, ma un richiamo alla logica dell’efficienza e della efficacia dell’attività lavorativa professionale, così spesso richiamata, ma, evidentemente, assai poco praticata».
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