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NON SPEGNETE QUELLA VOCE

«Chiediamo che le nostre difficoltà di questo periodo, che ci hanno costretti a sospendere le pubblicazioni, diventino un modo per accendere i riflettori sul sistema della distribuzione di denaro pubblico in Campania». E’ quanto hanno affermato direttore e condirettore del mensile La Voce delle Voci, Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola, nel corso della conferenza stampa indetta sul caso Voce che si è tenuta questa mattina a Napoli nella sede dell’Ordine dei giornalisti della Campania, in via Cappella Vecchia.

«Voglio solo ricordare – ha esordito il presidente dell’Ordine, Ottavio Lucarelli – che a questa testata hanno collaborato nel corso degli anni alcune tra le più grandi firme del giornalismo italiano come Giuseppe D’Avanzo: quando abbiamo organizzato l’incontro per ricordarlo, dall’emeroteca sono emerse non solo le sue inchieste per Repubblica, ma anche quelle realizzate per anni e anni alla redazione dell’allora Voce della Campania».

Lucarelli, che ha espresso piena solidarietà alla Voce anche da parte del vicepresidente dell’Ordine, Mimmo Falco, ha poi aggiunto: «dobbiamo fare in modo che da questo incontro scaturisca la possibilità di trovare strade per riportare il giornale in edicola».

Al centro della discussione avviata da Cinquegrani e Pennarola, l’esposto che entrambi hanno presentato nei giorni scorsi alla Procura della repubblica di Napoli. «E’ stata – hanno ricordato – la goccia che ha fatto traboccare il vaso: si tratta della nostra ennesima esclusione dall’ultimo bando per l’attribuzione di contributi pubblici, da parte della Regione, per realizzare attività di comunicazione finalizzate a potenziare la visibilità dei Musei d’interesse regionale. Un bando che in totale ha assegnato quest’anno risorse per oltre 900mila euro».

Nell’esposto‐denuncia, ora al vaglio della magistratura partenopea e di cui sono state distribuite le copie anche ai colleghi presenti, viene ricostruito un caso che, per i giornalisti della Voce, è emblematico sulla opacità nella assegnazione delle risorse che ancora continuano ad arrivare in Campania dall’Europa per lo sviluppo delle imprese regionali e della società civile nel suo complesso.

Tante le iniziative di sostegno proposte dai presenti all’incontro, dalle sottoscrizioni in forme analoghe a quelle adottate, ad esempio, per il Manifesto, alle campagne abbonamenti. Di particolare rilievo gli interventi di Pasquale Colella, direttore del Tetto, Giuliana Quattromini, l’avvocato lavorista che ha appena fatto condannare il colosso Unilever, Alessandro De Pascale, autore del recentissimo Telecamorra, Gordon Poole di Guerra e Pace, Nicola Cioffi della Camera Europea di Giustizia, Ivan Zambardino del portale Editoria.Tv.

«Riteniamo – ha concluso Cinquegrani – che sia indispensabile mobilitarci tutti, con ogni mezzo, per restituire trasparenza al sistema dei contributi pubblici assegnati dagli enti locali in Campania». «Se non si tornerà ad un qualcosa che almeno assomigli al libero mercato – ha aggiunto Pennarola – le uniche imprese che rimarranno aperte in questa regione saranno quelle che fanno capo alle cricche o alla camorra, o ad entrambi i Sistemi. La battaglia della Voce deve essere, come è stato per il passato, un impegno di tutti».

A conclusione dell’incontro è stata promossa una raccolta di firme in sostegno della Voce e del suo appello per ripristinare in Campania regole di trasparenza. I primi a sottoscrivere la raccolta di firme – che sarà lanciata nelle prossime ore sui social network e attraverso il sito del giornale -­‐ sono stati all’unanimità tutti i partecipanti all’incontro di oggi.

Una battaglia che è solo all’inizio e che sarà – hanno assicurato Cinquegrani e Pennarola – la principale ragione alla base della possibile ripresa delle pubblicazioni, forse già da settembre.

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