Indagato per non aver voluto rivelare le sue fonti. Accade in Lombardia dove è finito sotto inchiesta Riccardo Bormioli, vicedirettore del quotidiano Brescia Oggi. Al centro del contendere un articolo pubblicato a dicembre scorso e relativo al ritrovamento di ossa a Serle, messo in relazione alla scomparsa di un bambino avvenuta nel mese di luglio appena trascorso.
Sui fatti alza la voce l’Associazione Lombarda dei Giornalisti. Il presidente Paolo Perucchini accusa: “Un film già visto a Brescia e in Lombardia: per l’autorità giudiziaria chi fa il cronista e trova notizie quando le pubblica favorisce solo i colpevoli. La libertà di informazione – aggiunge Perucchini -, per qualcuno è solo un orpello”.
Giunge anche la solidarietà del sindacato lombardo dei giornalisti, del Gruppo Cronisti Lombardi e della Fnsi. “Nei casi precedenti, simili indagini che riguardavano giornalisti indagati per favoreggiamento dopo aver scritto una notizia senza rivelare la fonte si sono sgonfiate senza conseguenze per i colleghi. Scrivere notizie non è reato. Chi cerca la verità e scrive i fatti non commette un illecito ma assolve al dovere di cronaca e difende la libertà di informazione”.
Perciò è necessario difendere il segreto professionale per i giornalisti: “Assurdo pretendere che le fonti della notizia vengano rivelate sapendo che esiste il segreto professionale e usare lo strumento dell’indagine per favoreggiamento non può essere letto come una intimidazione legale che punta a spezzare il legame di fiducia tra giornalista e fonte”.
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