Eletto il Cda Rai, è il giorno delle grandi cariche. Scontata la nomina di Campo Dall’Orto per la poltrona di direttore generale. Renzi promette un nome dal profilo altissimo per il ruolo di presidente. In pole Sorgi, Mansi e Ostellino.
Eletto il Cda, oggi è il giorno delle grandi cariche. Matteo Renzi farà le sue proposte per le nomine del presidente e del direttore generale. Antonio Campo Dall’Orto, dirigente Viacom molto stimato dal premier, sarà probabilmente designato per quest’ultima carica. Meno facile trovare l’accordo con le altre forze politiche sul presidente. A poche ore dalla proposta nessun nome sembra essere gradito a tutti. Il centrodestra pare aver bocciato Antonella Mansi, ex presidente di Mps. Ma Renzi, che sembrerebbe propenso alla nomina di una donna alla presidenza, si è detto fiducioso sulla possibilità di far cambiare idea a Fi. Il premier ha promesso un nome dal profilo altissimo, capace di raccogliere un sostegno bipartisan. E’ lecito, perciò, attendersi sorprese dell’ultima ora.
Ieri il centrodestra aveva espresso il suo gradimento per Barbara Palombelli, giornalista Mediaset e moglie di Francesco Rutelli. M a l’offerta pare essere stata declinata. Restano graditi a Berlusconi anche Piero Ostellino, che attualmente scrive per “Il Giornale”, e Antonio Catricalà, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Uno dei nomi più caldi resta quello di Marcello Sorgi, editorialista de “La Stampa”. Quest’ultimo sembra avere il gradimento sia di Renzi che di Berlusconi. Il centrodestra sembra, invece, aver messo un veto sul presidente dell’Ansa, Giulio Anselmi.
Non è ancora chiaro il tipo di strategia con cui il Pd cercherà di raccogliere i due terzi della Commissione di Vigilanza necessari per l’elezione. La minoranza del partito, come dimostrato dal caso De Bortoli, è molto lontana dai vertici. Anche un’alleanza con il M5S, avverso alla riforma renziana della tv pubblica, è molto improbabile. Resta l’ipotesi di un nuovo accordo con Forza Italia, anche perché non sarebbe facile raccogliere i voti tra le altre forze politiche. Renzi ha necessità di stringere i tempi per evitare lo smacco del rinvio a settembre. Già il rinnovato utilizzo della legge Gasparri è stato un boccone duro da ingoiare per il Presidente del Consiglio.