Il Cavallo della Rai, storico simbolo dell'azienda di viale Mazzini
Le voci su un possibile accordo per le nomine Rai non sono piaciute granché all’opposizione che è pronta a scatenare la battaglia in commissione vigilanza. Il Partito democratico è infuriato e parla di occupazione di viale Mazzini: “Se dovessero essere confermate, queste nomine sono l’ennesima dimostrazione di un’occupazione sistematica della Rai, portata avanti senza alcuna visione strategica, ma solo per garantire l’equilibrio tra le forze di maggioranza. Non c’è alcuna discussione su come migliorare il servizio pubblico, rendere l’informazione più autorevole o affrontare le sfide del giornalismo contemporaneo. L’unico criterio resta la spartizione delle poltrone in base alle quote dei partiti di governo”, si legge in una nota cofirmata da tutti i deputati dem in Commissione. “Il risultato? Una Rai sempre meno credibile, sempre più strumento di propaganda e sempre meno al servizio dei cittadini. Senza una vera riforma che liberi la tv pubblica da questa logica spartitoria, il declino continuerà”, incalzano ancora gli esponenti del Pd che accusano: “Invece di pensare solo alle nomine, chiediamo ai partiti di maggioranza di presentarsi subito in Commissione di Vigilanza per superare l’assurda situazione in cui, a mesi dalla nomina del nuovo Cda, manca ancora un presidente di garanzia. Uno stallo senza precedenti, che consente all’amministratore delegato di sottrarsi alle audizioni parlamentari, mentre non si vede alcuna volontà da parte del governo di recepire immediatamente il Media Freedom Act”.
Manco al M5s la mossa della maggioranza è piaciuta granché: “Quello che sta facendo la maggioranza di Giorgia Meloni con la Rai ha superato ogni limite di tollerabilità. Non solo hanno bloccato la commissione di Vigilanza da oltre cinque mesi, silenziando un organo democratico di garanzia mentre i presidenti di Camera e Senato, che sono stati ampiamente sollecitati, restano a guardare come se la cosa non fosse di loro interesse, e mentre anche la riforma della Rai è ferma, in barba al Media Freedom Act europeo”. Finita qui? Manco per sogno: “Non solo hanno ridicolmente minacciato di deferire la presidente Barbara Floridia alla Giunta per il regolamento, per aver dato luogo all’atto eversivo di chiedere la disponibilità dell’amministratore delegato a venire in audizione come richiesto dei gruppi di opposizione. Oggi però pare abbiano trovato la quadra tra loro per spartisi i Tg e prossimamente le altre poltrone. Il tutto mentre i grandi temi sul futuro del Servizio pubblico restano ignorati da tutti”. La condizione M5s è netta: “Riteniamo non accettabile che in Rai si arrivi a una tornata di nomine – cruciali per il futuro dell’azienda – senza che l’amministratore delegato abbia prima risposto alla richiesta di disponibilità a recarsi in commissione di vigilanza per un’audizione. Non si è mai visto un ad che dal suo insediamento non ha ancora messo piede in vigilanza. Rigettiamo i cavilli che la maggioranza sta sollevando rispetto all’espressione di un atto che è pienamente nei diritti delle opposizioni. No alle nomine se prima Rossi non viene in vigilanza. O forse dobbiamo pensare che l’amministratore delegato della più importante industria culturale del Paese non sia in grado di rispondere ad una richiesta del Parlamento perché prende ordini dai partiti di maggioranza?”.
Infine, anche Italia Viva si dice pronta a issare le barricate: “Da mesi la maggioranza diserta la Vigilanza Rai, bloccandone ogni attività, ma oggi scopriamo quanto sia solerte quando si tratta di spartirsi le poltrone”, tuonano in una nota Maria Elena Boschi, Annamaria Furlan e Dafne Musolino. Le parlamentari hanno aggiunto: “Per tentare di sbloccare una situazione inaccettabile abbiamo anche scritto ai Presidenti di Camera e Senato affinché si attivassero per superare questo stallo e permettere la ripresa dei lavori della Commissione. Ma nulla è cambiato. Non si svolgono più audizioni, la riforma della governance è ferma, e nel frattempo – sottolineano – la Rai resta in una situazione di incertezza che danneggia l’azienda e il servizio ai cittadini”.
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