Nulla di fatto per la nomina del nuovo cda Rai: ieri, Pdl e Lega hanno fatto mancare il numero legale in Commissione Vigilanza. Formalmente per impegni di partito e votazioni alla Camera ma non bisogna essere degli scafati malpensanti per insinuare che potrebbe trattarsi di una strategia. Il Pdl, infatti, non ha accettato l’atto di forza di Monti: la nomina diretta del presidente e del dg, rispettivamente la Tarantola e Gubitosi. In realtà il governo può solo designare le suddette cariche. E’ poi la maggioranza assoluta della Vigilanza ad insediare il presidente ed è la fiducia del cda a legittimare il dg. Per l’ex ministro Paolo Romani «Sono saltate tutte le regole. La scelta del dg è irrituale».
Ma non è tutto. Il comportamento del Pdl fa pensare ad un desiderio di proroga. C’è da precisare che il Pdl, essendo stato la maggioranza politica prima del governo tecnico, ha anche la maggioranza nel cda Rai e in Vigilanza Rai. Una bella rendita da far fruttare nel caso di elezioni anticipate.
Per il Pd tale comportamento è «altamente irresponsabile» e ne dovranno rispondere politicamente. «Il governo deve battere un colpo», ha dichiarato Vincenzo Vita, senatore Pd in Vigilanza. E in effetti potrebbe essere così. Monti, infatti, non sembra intenzionato ad piegarsi ai capricci dei pidiellini. Se la situazione non si sbloccherà a breve l’ipotesi del commissariamento diventa plausibile, anche se non contemplata nel Codice Civile: un’azienda pubblica può essere commissariata solo se colleziona per tre anni di fila un bilancio in perdita. La Rai, nel 2011, ha registrato un attivo di 4,1 milioni. Anche se molti l’hanno considerato un attivo meramente formale.
Dunque per commissariare l’azienda si dovrebbe procede per decreto legge (qualche correzione allo Statuto potrebbe non bastare), magari chiedendo la fiducia. E non è scontato che la ottenga. Partiti come l’Idv e Lega chiedono elezioni anticipate. Il governo Monti potrebbe cadere sulla Rai?
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