Nomine e futuro Rai, è scontro tra Renzi e il M5s

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Sulla Rai è scontro tra il leader di Italia Viva Matteo Renzi e il M5s. Il futuro di viale Mazzini è al centro del dibattito politico. Adesso che il centrodestra ha messo mano a nomine e strategie, la sinistra insorge e la bagarre legata all’addio di Fabio Fazio a viale Mazzini è diventata il simbolo della stagione di scontri tra i partiti. Mentre Fratelli d’Italia, Lega e Pd litigano sulla fine di Che tempo che Fa, Renzi, durante la sua ultima conferenza stampa, ha chiesto di “non gridare al regime”, perché l’accusa “non ha senso” dal momento che l’ex ad “Fuortes ha deciso di dimettersi”. Renzi ha espresso i suoi auguri ai nuovi vertici Rai, all’ad Roberto Sergio e al direttore generale Giampaolo Rossi. E ha, contestualmente, rivendicato di non aver mai cambiato i vertici a viale Mazzini: “Io da premier non ho toccato Gubitosi, non l’ho mai incontrato e non ho incontrato Campo Dall’Orto solo per dirgli vai. Io sulla Rai non ho mai messo il naso. Non avrei anticipato il cambio fossi stato nella Meloni, sarebbe stato un segnale di stile. Una volta che lo ha fatto, lo ha fatto in modo legittimo”. Su Fazio, Renzi è chiaro. “Non lo hanno mandato via, la scelta di non rinnovare è di Fuortes. Nessuna espulsione e censura. Non mi parlate di rischio della democrazia se non si rinnova un contratto milionario ad un conduttore”.

Quindi l’accusa: “Non è vero niente che si è fatto sempre così con la Rai. Noi abbiamo fatto una legge ma poi non abbiamo detto metti questo e fai cosi il palinsesto, mentre il governo giallo-verde faceva i palinsesti e Rocco gli mandava le immagini da Palazzo Chigi”. Conte, accusato di fare l’immacolato di giorno e le trattative di notte, è stato tirato in ballo. E il M5s non si tira indietro, su Rai e contro Renzi.

“Come sempre capita a un personaggio come Matteo Renzi, un bel tacer non fu mai scritto. Il senatore di Rignano dimentica di essere il fautore della peggior riforma della Rai, che ha legato mani e piedi il servizio pubblico al governo di turno. Oggi facciamo i conti con i danni creati da lui ma nonostante questo ancora parla. Anche oggi si scaglia contro il MoVimento 5 Stelle e contro Giuseppe Conte parlando di stampella ai disegni della Meloni sulla Rai”, tuona la rappresentanza in Commissione Vigilanza. Che rincara la dose: “Né lui né molti giornalisti si sono accorti che il voto di astensione in Cda equivale a un no, e che l’amministratore delegato designato dal governo è passato grazie al voto decisivo della presidente Soldi, da alcuni descritta come vicina a Renzi, che ha rinunciato al suo ruolo super partes per assecondare il piano della maggioranza. Su questo invece Renzi preferisce tacere, chissà come mai. Se vuole esprimersi sulla Rai dica piuttosto se è d’accordo a buttare giù il mostro che lui stesso ha creato lavorando a una riforma come quella proposta dal M5s capace di liberare il servizio pubblico dal dominio soffocante dei partiti”.

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