NOMINE AGCOM: ARRIVANO LE CANDIDATURE IN ROSA

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Perché non valorizzare le competenze femminili nell’ambito delle comunicazioni? Perché non valorizzarle sfruttando la capacità “invasiva” della Rete? L’idea è di Dario Denni, segretario generale dell’AIIP (associazione italiana internet provider), assistente parlamentare e tecnico per il Ministero delle Comunicazioni.
«I curricula saranno presentati a Gianfranco Fini entro fine mese affinché li diffonda ai parlamentari non è importante solo il concetto di quote rosa ma anche di merito. Nelle istituzioni europee abbiamo due commissarie, Kroes e Reading, a presidio del settore comunicazioni elettroniche. Anche da noi deve diffondersi la consapevolezza che esistono profili femminili che hanno fatto la storia di Internet in Italia», ha spiegato Denni. In Europa una iniziativa del genere non avrebbe senso perché il “sesso debole” occupa già posizioni di rilievo. In Italia no. Per quanto riguarda l’Agcom ha avuto solo un commissario donna. Il primato è di Paola Manacorda, laureata in matematica ed esperta di nuove tecnologie. Manacorda fu nominata nel 1998 da Enzo Cheli, allora presidente dell’Autorità.

Candidature in tal senso arrivano da Facebook e possono contare già più di 900 sostenitori. Spiccano già 9 possibili candidate che hanno pubblicato il loro curriculum. Sembrano avere tutte delle indubbie competenze nel vasto mare magnum della comunicazione: diritto d’autore, diritto pubblico, tecnologie. Tuttavia ci sono anche possibili candidate che esulano dal gruppo Facebook, ma che sono “ben volute” dai partiti. Il Pdl caldeggerebbe la sua deputata Deborah Bergamini mentre la Lega “riciclerebbe” la sua consigliera in Rai, Giovanna Bianchi Clerici. Entrambe hanno molte cose in comune: una laurea in lingue, sono giornaliste e hanno lavorato (la Clerici è ancora formalmente in carica) in Rai.
Per quanto riguarda la Bergamini (foto), la sua carriera in Rai non è esente da pesanti ombre. Nel 2007, in seguito ad un’inchiesta di La Repubblica, è stata sospettata di favorire Mediaset dall’interno di Viale Mazzini. Nello stesso anno lasciò il servizio pubblico e diventò deputato nel Pdl. Secondo la Procura di Milano, la Bergamini era un tassello importante della cosiddetta “Struttura Delta”. In altre parole avrebbe lavorato in maniera occulta, insieme ad altri dirigenti Rai e Mediaset, contro l’interesse della sua azienda allo scopo di avvantaggiare la tv del Biscione e di manipolare alcuni risultati politici sfavorevoli al Pdl. Le relative intercettazioni sono state pubblicate dal quotidiano di Ezio Mauro nel 2011 e hanno avuto un’eco nazionale.

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