NO ALLE NOTIZE INESATTE SU TWITTER. LA REUTERS LICENZA UN GIORNALISTA

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Anche soli 140 caratteri possono fare la differenza.
Lo sa bene Matthew Keys, responsabile social media dell’agenzia di stampa britannica “Reuters”.
Tante, troppe le inesattezze postate dall’account twitter dell’agenzia, di cui Keys si occupava.
Così tante che alla fine il giornalista è stato non solo buttato fuori dal mondo dei cinguettii, ma ha addirittura perso il posto di lavoro.
Lo stop è arrivato dopo l’ennesima divulgazione di notizie ritenute inesatte sull’attentato della maratona di Boston.
Una distrazione di troppo che i vertici dell’agenzia non hanno potuto far finta di non vedere.
Tra l’altro, segnalazioni sarebbero arrivate anche dagli stessi utenti che hanno rilevato la non veridicità delle notizie diffuse dal cronista.
Morale della casa: foglio di…via e addio scrivania in Reuters.
E Keys, Come l’ha presa il distratto cronista? Fatte le valigie, l’uomo non è rimasto certo in silenzio.
Tutt’altro. L’esperto dei social non ha mostrato di aver ben imparato la lezione tanto è vero che, ancora oggi, continua a “cinguettare” dal proprio account Twitter, continuando a calcare la mano soprattutto contro i suoi ex datori di lavoro.
Keys, che americano d’origine, si è rivolto all’associazione dei giornalisti statunitensi, Newspaper Guild of New York, invocando la legittimità delle notizie da lui diffuse.
Keys, infatti, si è detto convinto che i tweet “incriminati” siano stati solo un pretesto per procedere al suo taglio.
A questo punto, però, la domanda sorge spontanea: se così fosse perché, allora, la storica società avrebbe proceduto al suo licenziamento in tronco?
Ma cerchiamo di capire qualcosa di più sulla carriera di Matthew Keys.
Dopo avere frequentato l’American River College in California, il giovane si è contraddistinto per essere tra i primi produttori di notizie online per la stazione di tv locale KTXL.
Nel 2012, “Time Magazine” lo inserisce nella galleria di 140 persone più in vista da tenere d’occhio su Twitter.
Lo stesso anno anche l’ “Huffington Post” lo segnala tra le 50 persone da seguire su Facebook.
Nel marzo 2013 arrivano le prime ombre nella brillante ascesa al mondo dei social.
Si scopre, infatti, che il social editor avrebbe aiutato l’azienda Anonymous a violare un po’ di informazioni riservate di alcuni social network, approfittando dei vantaggi associati al suo ruolo all’interno dell’azienda.
Il resto è storia nota.
Alcuni flop sui social network gli costano cari.
E la corsa dell’intraprendente statunitense dal clic facile si arresta nell’aprile del 2013 quando viene ufficialmente invitato a lasciare il suo impiego in Reuters.
Tuttavia, sembra proprio che per Keys questo non sia che l’inizio di una crociata digitale volta a rivendicare i suoi diritti e le sue (presunte) verità.
Insomma la lezione del giornalista americano ci insegna e ci ricorda che, a prescindere dallo strumento di divulgazione delle notizie, è sempre bene tenere a mente una valida regola, rammentata da Eric Carvin, social media editor dell’Associated Press: “A volte non postare e stare zitti può essere la scelta migliore. Bisogna essere prudenti e verificare la fonte”.

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