Che senso ha comprare, leggere o fare giornali, oggi? Chiedetelo a quell’uomo che, direttamente dal carcere, ha minacciato di morte il direttore di Cronache di Napoli e Caserta Maria Bertone. Non è la prima volta che accade, purtroppo non sarà nemmeno l’ultima. Resta il fatto, che è gravissimo. E tanto dovrebbe far riflettere.
In primo luogo, dovrebbe far riflettere tutti quelli che ieri si industriavano a delegittimare e (sognare) di chiudere i giornali e che oggi, forse pentiti, si affrettano a presentare la loro solidarietà. Dovrebbe far riflettere coloro i quali ancora si chiedono a cosa servano i giornali. Chiedetelo a quell’ergastolano casertano che s’è sentito in dovere di presentare al direttore Maria Bertone una minaccia di morte in piena regola che gli è costata un rinvio a giudizio. Dovrebbe, poi, far pensare quei (presunti) grandi personaggi del nostro tempo che dal lavoro di quei giornali, che fingono di non conoscere, hanno attinto per poi tentare addirittura di farli passare per ciò che non sono e non saranno mai.
Ricordate? “I giornali in mano alla camorra” da “sputtanare”. Proprio quei giornali, oggi, vengono raggiunti dai “dieci colpi tutti in bocca” che per adesso rimangono sulla carta e, Dio non voglia, potrebbero trasformarsi in piombo vero. Un bel tacer non fu mai scritto, Roberto Saviano tace. Ma il suo silenzio dovrebbe trasformarsi in scuse, magari lontane dai social e dalla ribalta.
Ecco, quanto è accaduto a Maria Bertone dimostra che non bastano le marce, che pure sono iniziative bellissime e di forte impatto. L’impegno, contro la camorra, contro la mafia, è quotidiano. E silenzioso, non sta sotto i riflettori ma nelle redazioni sul territorio, tra la gente. Il lavoro dei giornali è bellissimo ma faticoso, difficile e speso privo di soddisfazione. O forse, la soddisfazione c’è. Nonostante le facili demagogie, gli interessi partigiani, gli “orgogli” feriti, le boutade di chi spera che quelle voci, veramente libere e appassionate, tacciano. Una volta e per sempre.
“Sai, ti stavo pensando. Spero di vero cuore che al più presto uscirò, così ti faccio saltare in aria. Ora lo dico a tutti, che se qualcuno esce prima di me ti deve sparare 10 colpi tutti in bocca, a te e a tutta la tua razza di merda”. Così ha scritto tal Giovanni Cellurale al direttore responsabile di Cronache di Napoli e Caserta Maria Bertone, attraverso una lettera spedita dal carcere di Palermo dove è detenuto. Che quanto accaduto a Bertone non si ripeta ancora, e che chi ha insultato e ingiuriato il lavoro appassionato e libero di Cronache di e dei giornali, piccoli e grandi, in tutta Italia taccia e cambi, una volta per tutte, opinione.