Natale amarissimo in casa Metro: il free press chiude i battenti e i giornalisti sono pronti alle barricate. L’annuncio della fine dell’esperienza di Metro è arrivato proprio dal comitato di redazione che ha fatto sapere di esser stato avvisato della chiusura “con perfetto e cinico tempismo” nel giorno della “vigilia di Natale”. Il 24 dicembre, infatti, la New Media Enterprise ha fatto sapere, come hanno raccontato dal Cdr, “l’interruzione della produzione” con decorrenza dal 23 dicembre e “dell’attività lavorativa giornalistica” dal 31 dicembre prossimo.
La parola fine, dunque, su un’esperienza di free-press che, spiegano i giornalisti, “è apparsa subito come una salutare rivoluzione nel coacervo di intrecci tra imprenditoria e politica che caratterizza la gestione dell’editoria e della pubblicità nel nostro Paese”. il bilancio dell’esperienza di venticinque anni di lavoro è, però, amaro: “Il suo arrivo ha portato anche delle innovazioni giornalistiche – il Metro style – che oggi sono divenute imprescindibili: dalla sintesi dei testi alle infografiche, dall’attenzione a tutte le sensibilità alla paritaria rappresentazione di genere. La freepress – a dispetto dei falsi miti – non ha rubato lettori a nessuno, innescando invece un virtuoso effetto democratico di allargamento dei fruitori di informazione e di incentivo alla lettura. È stato uno spettacolo vedere i convogli della metropolitana pieni di persone con un giornale aperto davanti”. Ma come sempre accade a ogni spettacolo, giunge il tempo mesto che il sipario si chiude: “Sono state avviate le trattative – con il sostegno sindacale dell’Associazione Stampa Romana e dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti – per garantire la massima protezione alle colleghe e ai colleghi, come Cdr ci teniamo a riavvolgere il nastro di questo brutto finale”, proseguono i giornalisti. Che denunciano: “Una storia forse troppo bella per un Paese miope come il nostro. Per questo si è fatta via via terra bruciata intorno alla freepress ed è iniziata la parabola discendente, complice il dilagare dei cellulari e delle “squid-news” on demand, con il declino generale della carta stampata. Il colpo definitivo però, in una mesta spirale di immeritato avvitamento, è venuto dall’improvvida gestione degli editori nostrani che hanno accompagnato Metro al capolinea”.
“In questi quasi 25 anni – hanno spiegato dal Cdr – Metro è stata incredibilmente libera, senza vincoli né imposizioni che non fossero il rispetto delle lettrici e dei lettori che prendevano – a loro volta liberamente – le copie dai dispenser. L’essere gratuiti ha costituito una sfida quotidiana in più, per ribaltare gli stereotipi e costruire ogni giorno stima e autorevolezza con la qualità del nostro lavoro”. C’è stato un rovescio della medaglia amaro: “Le giornaliste e i giornalisti di Metro hanno vissuto anni di crescente precarietà, hanno accettato responsabilmente ammortizzatori sociali sempre più pesanti senza far mai mancare il proprio impegno professionale per garantire la massima qualità possibile dell’informazione. Sino all’ultimo si sono fatti carico delle conseguenze dei tagli e della crisi. E ora, giusto alla vigilia di Natale, si ritrovano insieme alle loro famiglie a fare i conti con l’amara assenza di qualsiasi prospettiva lavorativa”.
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