Mentre Facebook fa coming out sui fake , sul mondo dei social aleggia una nuova minaccia. Il social network di seconda generazione. Ovvero un social che rilegge l’esistente e cerca di fare ordine. Il presupposto di partenza dell’esistenza di Sulia , infatti, è: meglio dire una cosa solo a chi è interessato. Con questa formula, dunque, inizia a farsi notare come credibile esponente dei social network content based. A differenza di Facebook e Twitter che fanno da “emittenti” verso il proprio circolo di amici e conoscenti, infatti, la nuova piattaforma fa da tramite per raggiungere un vasto numero di persone accomunate da un particolare interesse.
È proprio il contenuto, a quanto pare, la chiave di accesso alle audience dei social network del futuro. L’idea è ben pensata: dietro alle quinte, infatti, ci sono professionisti cresciuti al New York Times . Jonathan Glick, fondatore e ceo della nuova impresa, era product development al fianco di Martin Nisenholtz, ex-ceo digital operations del quotidiano newyorkese che si è recentemente unito al gruppo. “Penso che l’idea della seconda generazione di social networks, ovvero sovrapporre una struttura su quello che finora è stato uno spazio piuttosto caotico, sia decisamente promettente”, ha fatto notare Nisenholtz , uno che all’attivo ha più di trent’anni di esperienza.
Al primo giro di finanziamenti, lo scorso settembre, Sulia ha portato a casa 1,5 milioni di dollari. Contemporaneamente, il nuovo social network ha annunciato di avere già oltre mille canali attivi su temi che spaziano dallo sport alla tecnologia, dalle news agli eventi e quotidianamente organizza più di due milioni di fonti, partendo anche da Twitter e Facebook (Sulia forniva già questo servizio a Twitter che poi ha preferito muoversi autonomamente ).
Ad agosto, inoltre, i visitatori erano dieci milioni, ovvero +800% dal lancio avvenuto alla fine del 2011 di cui il 65% collegato in modalità mobile. E tutto questo grazie al passaparola. La formula di Sulia combina il modello partecipativo del crowdsourcing, la capacità di calcolo dei computer e la supervisione umana per dare vita a canali di contenuto di alta qualità. “Sulia permette di pubblicare contenuto su uno specifico tema e questo fa sì che si crei audience su un determinato argomento, partendo dal proprio profilo su Twitter o Facebook, perchè la storia pregressa aiuta a inquadrare i contributi”, spiega Jonathan Glick.
Ma non finisce qui, perchè il core business della piattaforma è il suo vantaggio competitivo: “Sulia organizza il contenuto per categorie, invece di contribuire al mare magnum dei social network” , prosegue Glick. Attualmente, l’1% degli utenti sono assidui creatori di contenuto in una o due aree, il 5-10% posta “Like” e commenta. A chi pubblica, invece, Glick promette un ruolo centrale nella sua piattaforma.
Considerato che negli Stati Uniti il social networking rappresenta ormai il 22% del tempo trascorso online (in pratica, ha superato la pornografia come prima attività in rete), è facile intuire le potenzialità per gli inserzionisti. Come spiega ancora Glick: “Le aziende si stanno accorgendo che pubblicare un annuncio in un contenuto generico sui social network esistenti comporta dei rischi: non centrare il target o, peggio ancora, apparire come spam. Ma quando il contenuto è organizzato per argomenti, diventa più facile anche per gli inserzionisti ritargliarsi un’area di visibilità”. Per la pubblicità, dunque, Sulia mette a disposizione spazi evidenziati, coerenti con il look and feel dei commenti in pagina: gli utenti li possono linkare, commentare, o etichettare nel normale flusso della conversazione.
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