Movimento 5 stelle, Brescia cambia idea sul fondo per l’editoria

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Il pluralismo e la libertà dell’informazione valgono i fondi pubblici: il deputato M5S Brescia, che nei mesi scorsi aveva chiesto l’abolizione del contributo all’editoria, cambia idea: i finanziamenti alla stampa vanno dati

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Fondo per l’editoria, Brescia cambia idea

Dopo la querelle iniziata sul finire del 2014 l’onorevole Giuseppe Brescia sembra aver cambiato idea. Il deputato del Movimento 5 stelle, in un’intervista rilasciata a Lorenzo Misuraca sul quotidiano Il garantista (clicca qui per l’articolo), riconosce infatti una funzione pubblica al finanziamento alla stampa, confermando anche le sensazioni positive che abbiamo raccolto da gennaio parlando con i referenti delle associazioni e delle federazioni di settore (in coda all’intervista i link agli articoli in questione). Un esempio di come il dialogo alla fine riesca a premiare ed a consentire di andare oltre gli ostracismi del muro conto muro e delle difese ideologiche di principi. Di seguito l’intervista tratta dal Garantista.

Chissà cosa pensa Grillo della posizione dei suoi parlamentari sulla riforma dei finanziamenti all’editoria. Il comico genovese ha abituato simpatizzanti e detrattori ai suoi anatemi contro i finanziamenti pubblici ai giornali, mentre il guru Casaleggio ha pubblicato un saggio a puntate sul blog del movimento in cui gufa con una goduria non celata per l’imminente scomparsa della ”stampa di regime”. Giuseppe Brescia, deputato 5 stelle e membro della commissione Cultura che sta affrontando il tema, nel frattempo ha studiato ed è arrivato a una conclusione diversa: i soldi ai giornali vanno dati.

Brescia, qual è la vostra posizione sull’editoria?
Evidentemente il sistema di finanziamento all’editoria, così come è stato concepito non funziona per tutelare la libertà di stampa, il reale pluralismo e la qualità dell’informazione, che poi sono i veri punti che ci interessano. Siamo scivolati dal 44esimo al 73esimo posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa.

E per questo il programma iniziale dei 5 stelle era ”farla pagare” ai giornali, togliendo loro i soldi dell’erario.
Già quasi subito dopo il primo approccio che diceva di abolire i finanziamenti, abbiamo sottoposto alcune altre idee ai nostri iscritti tramite la piattaforma Lex. Ci sono arrivati diversi suggerimenti e alcuni li abbiamo anche accettati.

E allora arrivò la prima integrazione rispetto alla posizione iniziale.
Abbiamo proposto di reinvestiere i fondi tagliati ai finanziamenti ai giornali per darli alle start up di giovani editori, e devo dire che era stata accolta bene da tutti gli interlocutori.

Ma poi vi siete resi conto che non bastava.
Ci siamo resi conto, parlando con i soggetti del e con gli esperti del settore, che serve molto altro.

Cosa?
Misure per combattere il conflitto d’interessi all’interno di questi giornali che ricevono i finanziamenti. Ad esempio facendo in modo che la provenienza delle risorse economiche non provenga dalla stessa fonte per un valore superiore al 10 per cento.

E’ difficile immaginare qualcuno disposto a mettere soldi in un nuovo giornale entro margini così stretti.
Si, sono vincoli molto stretti, ma anche su questo siamo disposti a confrontarci.

Se non sbaglio, ha fatto riferimento a giornali che riceveranno finanziamenti…
Sì, stiamo studiando un meccanismo per premiare la qualità dell’informazione.

Premiare nel senso di dare soldi pubblici?
Sì, ci possono essere degli aiuti di Stato, che del resto sono previsti anche in tutto il resto d’Europa, ma devono servire per premiare veramente la qualità. Tutti i soggetti in campo sono d’accordo sul fatto che bisogni mettere mano al sistema attuale.

Chi la dovrebbe stabilire? E’ un piano scivoloso, questo.
Bisogna mettere a punto parametri molto stringenti, oggettivi per decidere chi deve assegnare i fondi e su che basi. Anche perché il ci interessa che ci siano tante voci che dicono cose diverse, non il finto pluralismo di tanti giornali che riportano tutti la versione ufficiale.

Grillo ha radunato le folle al grido ”niente più soldi ai giornali”, questa posizione mi sembra diversa.
Siamo sempre per l’abolizione di questo sistema di finanziamento a pioggia dei giornali che si è tradotto in truffe e abusi con i fondi pubblici, oltre a creare un legame forte tra governi e giornali. Dobbiamo premiare il più possibile gli editori puri, quelli che non producono anche altro, a parte i giornali.

La prima cosa che mi viene in mente è se uno ha soldi da mettere in un giornale da qualche parte li avrà pur fatti.
Infatti, i finanziamenti devono favorire soprattutto casi in cui non ci siano conflitti d’interesse, cooperative editoriali. Prendiamo le pubblicità, anche lì bisogna impedire che vengano soprattutto da un solo soggetto, che poi finisce per influenzare il giornale

Stiamo discutendo di come dare i soldi ai giornali. E’ sicuro che i vostri elettori capiranno questo cambio di direzione?
Faremo uno sforzo e proveremo a spiegare quello che è venuto fuori dal confronto con tutti gli esperti venuti in audizione, tra cui Marco Travaglio, che abbiamo portato noi ed è in un certo senso un nostro punto di riferimento.

Scusi se insisto ma Grillo gridava «Basta con i soldi ai giornali!»
Ma siccome noi siamo flessibili, ci siamo accorti approfondendo la questione che la nostra posizione iniziale avrebbe favorito il contrario di quello che pensavamo.

Cosa?
La concentrazione nelle mani dei grandi gruppi editoriali, e la probabile scomparsa di tante piccole testate che costituiscono proprio il pluralismo.

Avete cambiato idea, in sostanza.
No, siamo per l’abolizione di questi finanziamenti e per il loro ripensamento.

Grillo vi ha dato la benedizione?
Siamo parlamentari, non dobbiamo chiedere benedizioni. Ne discutiamo tra noi. Poi abbiamo intenzione di portare la nostra proposta in assemblea, visto l’importanza della questione, e sottoporla a tutti i colleghi.

Secondo lei, Renzi la vota?
I renziani in commissione si sono sembrati stranamente dialoganti. Poi al solito vediamo se lui non si presenta con un Dl calato dall’alto o se come al solito dirà «si fa come dico io o niente dialogo».

Lorenzo Misuraca
Il Garantista

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