A due anni dall’emanazione delle norme e l’assegnazione di fondi nulla è diventato operativo, ha affermato Federico Motta, presidente dell’Associazione italiana Editori- Aie in apertura degli Stati Generali dell’Editoria, che si svolgono oggi e domani a Roma: «Il Centro per il Libro non è partito, i fondi per i non vedenti sono fermi, del Progetto Industria 2015 sui beni culturali si sono perse le tracce, i decreti ministeriali che consentono di sbloccare il diritto di prestito non sono stati ancora emanati», ha detto. «Quel Governo è caduto, e siamo all’oggi – ha aggiunto il presidente Aie – Certo, le prime mosse del nuovo Governo non ci hanno incoraggiato: i fondi del Centro del Libro, già miseri, sono stati dimezzati per il 2008 e cancellati dal 2009 in avanti e in nessuna delle vicende sopra citate c’è stata la necessaria accelerazione. Gli scarsi fondi giacciono non spesi, e, sul diritto di prestito, rischiamo di pagare dieci volte tanto alla Commissione europea per non aver attuato norme presenti in direttive comunitarie, per le quali l’Italia ha già subito un processo per infrazione. Ma soprattutto siamo stati travolti da provvedimenti illogici e contraddittori sui libri destinati alla scuola». Motta se la prende anche con Confindustria, di cui l’Aie è l’associazione più antica, accusandola di «mancare qui, come altre volte», ma conclude dicendo «con chiarezza che il nostro scopo non è lamentarci, nè chiedere sovvenzioni, prebende, aiuti. Da sempre le nostre richieste sono rivolte ad altro: una politica per il libro non è una politica di sostegno agli editori ma mirata alla qualità dell’istruzione e di sostegno alle biblioteche, alle librerie, alla promozione culturale, alla funzione educativa del libro, all’innovazione, agli autori e al diritto d’autore». Una politica per il libro, ha fatto notare, «è una politica per il futuro, per i giovani». Da qui il titolo scelto quest’anno: «scommettere sui giovani. E investire sui giovani, perchè siano migliori di noi». Il presidente Aie ricorda che già oggi in Italia «i giovani leggono più degli anziani. Hanno una familiarità con i libri che i loro genitori non avevano, e includono i libri all’interno dei loro consumi culturali in modo integrato con le molte altre opportunità che le tecnologie offrono loro. Non fuggono dai libri per andare in Internet, fuggono più spesso dalla televisione. E dai giornali, il che per altro è assai preoccupante». Per tutte queste ragioni – ha concluso – «gli Stati Generali finiscono con l’essere l’occasione per fare il punto sull’universo economico e culturale entro cui operiamo e per entrare nel merito dei singoli segmenti culturali e produttivi che condizionano il nostro sviluppo: la scuola, l’università, la ricerca, la preparazione alle professioni, l’aggiornamento continuo, le biblioteche di pubblica lettura e specializzate, le librerie, le associazioni culturali, ed in capo a tutti gli autori che sono il sale e il lievito di un Paese che pensa, sente, vuole progredire».
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