“L’editoria italiana intravede un miglioramento nel 2015 ma il segno è ancora meno”. A spiegarlo, dalla Buchmesse di Francoforte, è il presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie), Federico Motta. “Stiamo lavorando duro per arrivare al segno positivo, attraverso investimenti, innovazione, cambiamenti nell’essere editore oggi”, prosegue Motta che però sottolinea un problema di fondo: “è arrivato il momento di smetterla con i proclami d’amore per il libro e la lettura che non si traducono in azioni serie ed efficaci”. I primi otto mesi dell’anno fanno segnare per il mercato del libro un -1,9% di fatturato nei canali rivolti al lettore (librerie, librerie online e grande distribuzione) e un -4,6% a copie (dati Nielsen), con performance migliori rispetti all’inizio dell’anno.
Secondo l’analisi del presidente Aie in alcuni Paesi si investe più che da noi. “33milioni di euro è il budget del Centre national du livre francese, meno di 1milione quello del nostro Centro per il Libro. La verità è che la classe dirigente, politica ma non solo, non sa cosa è un libro perché non legge nemmeno un libro all’anno: è così per il 39,1% dei dirigenti e professionisti italiani (contro il 17% di francesi e spagnoli)”. Motta indica il segno negativo del mercato del libro come una conseguenza di tutto ciò.
La posizione del presidente Aie è chiara e ferma mentre parla dal più importante appuntamento per lo scambio dei diritti editoriali a Francoforte durante la presentazione del Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2015. Alla presentazione dello studio a cura dell’Ufficio studi Aie è intervenuto anche il sottosegretario del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Ilaria Borletti Buitoni. “La mia presenza all’apertura della Buchmesse – ha sottolineato il sottosegretario – vuole essere una testimonianza di quanto siano sbagliate quelle credenze che, malgrado le attuali difficoltà del settore, ritengono il libro non un oggetto del futuro ma da consegnare al passato”.
Borletti Buitoni spiega che lo sviluppo civico, culturale e sociale dipende dal libro e indica come prova i numeri della Buchemesse e la rilevanza della partecipazione italiana a questa edizione. Chi vorrebbe consegnare il libro al passato, prosegue il sottosegretario, “pensa solo al suo supporto materiale. Non considerando che esso potrà cambiare con il mutare delle tecnologie, senza con ciò esaurire la insostituibile funzione del libro nella civiltà moderna”.
Secondo i dati che emergono dal Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2015, l’anno a cavallo tra il 2014 e il 2015 è ancora di grande trasformazione per il mercato del libro. Nel 2014 cresce il segmento dell’editoria per ragazzi sia per i titoli prodotti (+5,9%) che per la quota di mercato (+5,7%) e cresce anche il mercato dell’ebook, sia per fatturato (che raggiunge quota 40,5milioni di euro) che per numero di titoli prodotti (+26,7%). Anche in chiave internazionale si mantiene in chiave positiva il ruolo dell’editoria italiana: la vendita di diritti di autori italiani all’estero registra un +6,8% nel numero di titoli trattati e l’export di libri italiani all’estero segna un fatturato di 40milioni di euro (+2,6% sul 2013).
Tuttavia lo scenario generale resta costellato da segni negativi. Si restringe il bacino dei lettori (848mila, -3,4%), il mercato è contratto (-3,6%) e si conferma un andamento negativo per quanto riguarda i titoli pubblicati (-3,5%). Scendono del 6,4% le copie cartacee vendute per un fatturato complessivo che registra una flessione del 3,6% rispetto al 2013 con 2,6 miliardi incassati. I segni negativi, in ogni modo, si attenuano negli ultimi mesi del 2014 e nei primi otto del 2015. Il cambiamento produttivo che più risalta agli occhi riguarda la crescita degli ebook, una crescita del 50% tra il periodo gennaio-giugno 2013 e lo stesso periodo di quest’anno (da 13.403 a 26.908).
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