Il governo è rimasto inerte sulla riforma Rai. Tuttavia il premier è consapevole dello stato della tv pubblica: «la logica della trasparenza, del merito, dell’indipendenza dalla politica non è garantita. La Rai è un esempio eclatante di enti e società che vanno rivisti». Santoro e Di Pietro: il governo può ancora cambiare le cose.
Come mai, nonostante tale amare consapevolezza, non si deciso di ristrutturare la tv pubblica?
Per i troppi impegni, per lo spread “ballerino”, per tagli fatti e da fare, per mancanza di tempo materiale? Oppure perché ci si è, volutamente, “lavati le mani”, da un problema spinoso?
O magari sono state le argomentazioni del Pdl. Ricordiamo che il partito di Alfano ha alzato un muro sula riforma della legge Gasparri, ribadendo più volte che la Rai è competenza del Parlamento.
Quest’ultima dichiarazione di Monti ci mostra un governo “bifronte”, “schizofrenico”: prima ha promesso, poi fa trascorrere del tempo senza fare nulla di concreto (le idee e le ipotesi, invece, si sono sprecate), infine afferma che non c’è più tempo per cambiare la legge. Dunque tutto come prima, più di prima, con la consapevolezza che l’attuale sistema di nomine non garantisce trasparenza, merito e indipendenza. In poche parole non garantisce un servizio pubblico normale, in barba anche alle ben precise raccomandazioni europee.
Non finisce qui. Il governo, nelle vesti del suo ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, in un’interrogazione parlamentare di qualche giorno fa ha dichiarato che le nomine che spettano all’esecutivo avverranno dopo quelle della Vigilanza. Tale comportamento è sembrato un ulteriore segno di debolezza e di ignavia.
Ricordiamo che il governo, anche negli stretti spazi della normativa vigente, può dire la sua sulla nuova governance. Il ministro del Tesoro, cioè Monti, può nominare direttamente un consigliere e può designare il presidente, che deve avere l’appoggio dei due terzi della Vigilanza, e il dg, che deve essere “accettato” dal cda.
Dunque qualcosa si può ancora fare. «Il governo avvii subito, come permesso dalla legge, le procedure per le nomine di sua competenza, nel segno della trasparenza e della professionalità. Non vorremo che a vincere fossero, ancora una volta, l’immobilismo e l’arrendevolezza alle vecchie regole spartitorie», ha dichiarato Di Pietro.
Anche Santoro, il nuovo candidato a prossimo dg Rai, sollecita Monti a dare “peso” alle sue nomine. Il giornalista ha dichiarato che l’esecutivo deve indicare i suoi rappresentanti prima della Vigilanza, in modo da indirizzare, in maniera “virtuosa”, quest’ultima. «Lui [Monti, ndr] ha la possibilità di indicare il presidente, il dg e può anche nominare un membro del cda. E con tre nomine di questo livello la Rai cambia», ha dichiarato Santoro.
Sempre se si abbia la voglia di cambiarla.
Egidio Negri
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