Munito di un’agenda fitta di appunti, frutto del Consiglio dei ministri fiume del 24 agosto, il premier Mario Monti è stato ricevuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
C’è un obiettivo primario che ronza in testa al Prof: bloccare l’Iva.
Sventato il ritocco autunnale, l’impegno è quello di evitare che dal primo luglio 2013 si debba innalzare l’aliquota di un ulteriore punto, dando il colpo di grazia ai già languenti consumi. Quota per eliminare il rischio: sei miliardi.
Altro punto chiave nei piani dell’esecutivo dei tecnici è l’attenuazione della pressione fiscale per le fasce della popolazione meno abbienti.
Tra i provvedimenti al vaglio, social card e revisione delle soglie dell’Isee (strumento che indica i livelli di reddito e quindi il diritto a esenzioni e aiuti), ma soprattutto agevolazioni per le start up di giovani imprenditori, e pure l’agenda digitale.
Somma richiesta: due miliardi.
Totale da accumulare, otto miliardi, rintracciabili grazie alla dieta a cui dev’essere sottoposto lo Stato e la sua imponente burocrazia, dalle Province ai ministeri: tutto ciò che è revisione della spesa.
Dalla riorganizzazione delle Province e relativi tagli di prefetture, questure, uffici della motorizzazione civile, sedi dell’amministrazione fiscale e uffici scolastici provinciali il risparmio atteso è di 3,5 miliardi.
Che diventerebbero sette dalla revisione degli incentivi alle imprese e delle agevolazioni fiscali.
Il problema, per ora, è che bisogna fare i conti anche con le esenzioni fiscali per le imprese delle zone terremotate dell’Emilia, prorogate fino al 30 novembre.
Significano meno entrate: quindi, per rimediare, nel mirino finirebbero altre 720 agevolazioni fiscali, molte delle quali frutto di un corposo lavoro di lobbing accumulatosi negli anni.
Delicata voce in capitolo anche quella dei tanto attesi tagli al costo della politica (di cui si sta occupando l’ex premier Giuliano Amato).
Non avranno uno straordinario impatto sul conto (una decina di milioni circa), ma possiedono un forte valore simbolico, che potrebbe restituire un minimo senso di giustizia all’opinione pubblica alimentata dal sentimento anti-Casta.
Ma su questo tasto i programmi ancora non sono chiari.
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