Più tutele per il diritto d’autore in rete. L’ultimo a lanciare l’allarme è stato il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, martedì scorso, in occasione della Relazione annuale al Parlamento che ha sottolineato la necessità di nuove regole che tutelino i diritti degli editori che producono contenuti «usati gratuitamente dagli Over the Top», regolamentando cosiì «i rapporti economici tra attori coinvolti”. Le autorità indipendenti, sia quella per le garanzie nelle comunicazioni che quella Antitrust cercano una regolamentazione, studiando le soluzioni messe in pratica dagli altri paesi. Seppure con sfumature diverse, sono principalmente due le possibilità: intervenire sulle norme, ridefinendo la disciplina del diritto d’autore oppure cercare un accordo negoziale fra le parti contrapposte, come è staton in Francia con Google. Gli avvocati intervistati da Affari Legali propendono per la seconda, considerata più efficace e praticabile. Una delle questioni più dibattute è quella che intercorre tra editori e Google, riguardo al servizio offerto da Google news, un sito di notizie automatizzato che raccoglie titoli da più di 50.000 fonti di notizie a livello mondiale, raggruppa gli articoli simili e li visualizza in base agli interessi di ogni lettore. Un’attività imprenditoriale dei profili complessi quella di Google, ma che non si profila sotto gli aspetti di un reato, come spiega l’avvocato Caterina Malavenda: «Google non sta commettendo alcun reato, gli archivi dei giornali sono accessibili regolarmente da diversi anni proprio perché gli editori l’hanno consentito, accettando la scommessa delle nuove tecnologie. Ma se si lascia la porta aperta è normale che entri chiunque ne abbia voglia. Intanto, fra la visualizzazione selvaggia dei contenuti e la totale chiusura degli archivi , ci sono dei gradi intermedi che devono essere valorizzati, ma soprattutto contrattualizzati. Non servono nuove e ulteriori norme, sarebbe più utile orientarsi verso un sistema di contrattualizzazione su base volontaria fra editori e Google. Gli editori si sono accorti con eccessivo ritardo che la liberalizzazione dei contenuti li ha cannibalizzati, che il sistema si è rivelata un ramo secco. E gli stessi che avevano aperto a Google i loro archivi, ora stanno rincorrendo la loro decisione per tornare ad una gestione economicamente conveniente dei contenuti». Un esempio di soluzione negoziale potrebbe essere quello della Francia, dove è stato sottoscritto un accordo fra Google e gli editori. Un’intesa che permetterà agli editori di beneficiare di un fondo di 60 milioni di euro stanziati da Google, al fine di sostenere la transizione digitale della stampa e i relativi investimenti ed innovazioni. Sebbene non sia completamente risolutivo, l’accordo francese è di grande importanza secondo Laura Orlando di Simmons & Simmons: «Per la prima volta è stato riconosciuto in capo agli editori il diritto di essere pagati per i contenuti indicizzati dalla sezione “news” del noto motore di ricerca.
Giannandrea Contieri
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