Il mondo del giornalismo campano (e non solo quello) piange Alfonso De Biase, 66 anni, spentosi questa mattina nella sua abitazione di corso Amedeo di Savoia a Napoli. Volto storico del giornalismo sportivo partenopeo (indimenticabili i suoi servizi sul Napoli di Maradona) e uno dei pionieri della tv privata in Italia, “Fofò”, come lo chiamavano tutti, lascia la moglie Rosaria e i figli Licia e Francesco. I colleghi e quanti lo hanno conosciuto nel corso degli anni, ne ricorderanno sempre l’atteggiamento vitale e spiritoso, a tratti quasi “arrembante”, che spesso lo caratterizzava sul posto di lavoro e che sovente amava mascherare dietro un finto piglio da burbero.
Un uomo prima ancora che un fedele compagno di scrivania. Professionista con la “P” maiuscola. Sempre affettuoso, aperto e disponibile con tutti. Pronto a prodigarsi di consigli con i colleghi più giovani ai quali non faceva mai mancare il suo appoggio anche con battute scherzose, spesso volte a stemperare la tensione che si respirava in redazione soprattutto nei momenti delicati di “chiusura” delle pagine del giornale.
Patito di Formula 1 e della Ferrari, tifosissimo del Napoli, orgogliosamente meridionale (fino al midollo!), Fofò era anche un appassionato di cinema e teatro ed amava ricordare sempre la sua esperienza sul set della Wertmuller quando “pigliò a mazzate” Giancarlo Giannini nel film “Pasqualino settebellezze”.
De Biase era uno che prendeva le “cose di petto”, che non accettava compromessi. Lui aveva le idee ben chiare, anche dal punto di vista politico ed ideologico. E su quelle non lesinava mai il confronto con chi mostrava di pensarla in maniera diversa da lui: franco, onesto, deciso ma sempre leale e coerente. Era fatto così.
Facile, quasi scontato volergli bene.
Nel suo nutrito curriculum di giornalista professionista, oltre all’esperienza televisiva, figura anche tanta carta stampata. E’ stato, infatti, corrispondente de “La Gazzetta del Sud”, caposervizio allo Sport a “La Verità-Napolipiù” e redattore nei quotidiani “Il Vesuvio” ed “Il Denaro”. In ognuna di quelle realtà ha lasciato qualcosa: un insegnamento, un ricordo, una battuta. Un pezzo di vita.
In tanti, compreso chi scrive, gli devono tantissimo. Sotto l’aspetto umano e professionale. E non smetteranno mai di volergli bene.
Addio, Fofò. Ci mancherai.
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