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Mondadori ci crede: 2014 l’anno del pareggio

Va meglio del mercato la raccolta pubblicitaria di Mondadori nel primo trimestre dell’anno. Il bilancio è ancora negativo, -5% rispetto allo stesso periodo del 2013 ma meglio del l’andamento del mercato in generale, che ha fatto segnare un -12%. Insomma, il peggio sembra essere alle spalle anche se il comparto dell’editoria fa fatica a risalire la china.
E anche l’ad di Mondadori, Ernesto Mauri, come ha fatto il presidente Mediaset, Fedele Confalonieri, ha sottolineato la concorrenza sleale dei giganti Usa, come Google, che fanno da padroni sul fronte dei contenuti digitali e della pubblicità online ma non pagano tasse, quantomeno in Italia. Il risultato è che le società editoriali e media del nostro Paese hanno dovuto sottostare a pesanti cure dimagranti per cercare di riportare i conti in equilibrio. E proprio gli oneri non ricorrenti hanno procurato a Mondadori la perdita da 185 milioni di euro che, ieri, l’assemblea della società, sotto la presidenza di Marina Berlusconi, si è ritrovata ad approvare. Mauri conta però di raggiungere il pareggio già entro l’anno in corso. «Spero di raggiungere il breakeven già nel 2014», l’ausoicio dell’ad, il quale ha confermato l’obiettivo di un margine operativo lordo positivo per 100 milioni nel 2016, nonostante un mercato ancora instabile.
«Siamo molto contenti della raccolta – ha aggiunto – e siamo usciti da una situazione nella quale i cali erano a due cifre: ora la vicenda è molto più gestibile rispetto al passato». Nel dettaglio, il calo del 5% è generato da un decremento del 7% dei periodici, unito, però, a una raccolta positiva per la radio e all’aumento del 23% del comparto digitale. Per quanto riguarda la radio, Mauri ha affermato, a proposito dell’eventuale cessione di Finelco, del gruppo Rcs, che per ora non ci sono trattative in corso. «Abbiamo Radio 101 e vogliamo rilanciarla, se poi ci saranno opportunità sul mercato le guarderemo».
Quanto al fatto che siano state confermate le deleghe al consiglio di amministrazione per l’emissione di obbligazioni e anche per un piccolo aumento di capitale, l’amministratore delegato ha spiegato che al massimo potrebbe essere un aumento di scopo. «Visto che il digitale non si può sviluppare solo con una crescita interna aziendale, per questo ci siamo attrezzati per eventuali opportunità da acquisire sul mercato», ha spiegato Mauri. Sulla questione era intervenuto, in assemblea, anche il presidente Marina Berlusconi. «Vengono confermate al cda deleghe già esistenti: è una flessibilità che abbiamo deciso di tenerci per poter cogliere opportunità e per qualcosa che potremmo valutare di fare». In Borsa il titolo è salito dell’1,75%.

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