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Molise. Ddl Regione; Asm,così escluso 90 per cento testate

“La proposta di legge per l’editoria varata dalla Giunta è lodevole, ma il testo ha bisogno di sostanziali modifiche”. Lo afferma il presidente dell’Assostampa Molise, Giuseppe Di Pietro. All’esecutivo, dal sindacato dei giornalisti arriva “l’apprezzamento per il sostegno, tre milioni di euro nel triennio 2015-2017, al mondo dell’informazione, alle prese con una profonda crisi”, ma anche inviti a rivedere il testo della proposta: “Alcuni passaggi, non in linea con quanto definito al Tavolo, rischiano di rendere iniqua e inapplicabile la legge, ove mai restasse nella stesura attuale. Diverse le cose da chiarire e da rettificare: il riferimento al costo lavoro generico va sostituito con le retribuzioni dei giornalisti dipendenti; il requisito del numero degli assunti non tiene conto che nel comparto coabitano due tipologie contrattuali, con inquadramenti e retribuzioni diverse, che non permettono la comparazione; lo sbarramento all’ingresso, come previsto oggi, impedisce la partecipazione ai bandi al 90% delle testate”. Sono poi anche altre, per l’Asm, le questioni da rivedere: “Macroscopica appare la discriminazione verso le Tv locali che accedono ai fondi nazionali della legge 448, e per questo escluse dagli aiuti regionali. Sulla materia abbiamo più volte sottolineato che i concessionari delle frequenze hanno costi di gran lunga superiori agli operatori di rete, cioè chi trasmette su un canale in affitto. L’ultimo appunto va riservato al metodo di ripartizione delle provvidenze (65% costo giornalistico – 35% spese generali), che recepisce la proposta dall’Associazione della stampa, ma con una formulazione in delibera completamente diversa da quella originale, ostativa alla compensazione matematica e proporzionale tra le due tipologie di costi”. Il sindacato dunque invita la Regione a modificare il testo: “Riteniamo che già in sede di discussione in Commissione le forze politiche possono adoperarsi per sanare le discrasie presenti. Ove così non fosse, si darebbe vita ad un ‘mostro’ legislativo senza capo né coda, discriminante, fortemente sperequato, materialmente inapplicabile”.

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