Repubblica non è in vendita. Il nuovo capitolo della saga Gedi è arrivato ieri con le dichiarazioni del direttore Maurizio Molinari a Un Giorno da Pecora, su Radio 1. Le parole di Molinari faranno sicuramente discutere. Perché non solo “stronca” le voci attorno alla possibilità di una cessione della testata ammiraglia del gruppo, ma per come le liquida. Con una frase netta in cui, praticamente, spedisce ogni critica all’interesse della concorrenza, invidiosa.
“Repubblica non è in vendita, assolutamente. Repubblica è leader dell’informazione digitale in Italia e dà fastidio alla competizione. È tutto lì”. Eppure le posizioni in merito sono state assunte dai giornalisti dello stesso gruppo Gedi. Molinari, però, sembra accusare chi sostiene questa tesi – anche all’interno del giornale e del gruppo editoriale – di intelligenza con il “nemico”. Solo l’invidia, o la volontà di ripicca nei confronti di chi sta vincendo la corsa al digitale, dunque.
Forse una lettura un po’ troppo sbrigativa della vicenda. O, almeno, che richiederebbe qualche approfondimento dal momento che sono stati i giornalisti Gedi a denunciare la (presunta?) volontà di disimpegno del gruppo Gedi. E, proprio per questa ragione, hanno scelto – nei giorni scorsi – di incrociare le braccia, proclamando un giorno di sciopero per tutte le testate del gruppo.
“Il sito di Repubblica e quelli di tutte le testate del gruppo Gedi oggi non saranno aggiornati. In edicola non troverete nessuno dei giornali del gruppo editoriale. Le giornaliste e i giornalisti sono in sciopero per protestare a seguito della messa sul mercato di singole testate o gruppi di testate, con i loro siti e giornali di carta e digitali”, si legge nell’annuncio dell’astensione dal lavoro: “Come ha detto l`amministratore delegato di Gedi Maurizio Scanavino nell`incontro di mercoledì con il coordinamento dei Comitati di redazione, «dipende dall`offerta e dagli interlocutori», confermando che sono in corso contatti con gruppi interessati all`acquisizione delle storiche testate del Nordest (il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto e Il Piccolo) a cui si aggiungerebbe la Gazzetta di Mantova. Ma il principio può essere esteso anche a La Stampa, la Repubblica, Il Secolo XIX, la Provincia Pavese, la Sentinella del Canavese, Huffington Post, le radio: non c`è più il perimetro di riferimento aziendale che lo stesso ad aveva delineato solo a dicembre”
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