Moles: “La pirateria ha sempre scopo di lucro”

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Il sottosegretario Giuseppe Moles è tornato a rilanciare l’impegno delle istituzioni contro la pirateria. Un fenomeno tutt’altro che sommerso, a cui fanno ricorso troppi italiani. Secondo le ultime rilevazioni Ipsos, infatti, quasi un italiano su cinque avrebbe scaricato illegalmente libri o audiolibri, il 17% ha dichiarato di averli ricevuti da amici e familiari, il 7% da amici e familiari libri fotocopiati, il 6% ha utilizzato chiavi di accesso altrui  per accedere a ebook e audiolibri in abbonamento, il 5% avrebbe comperato poi libri fotocopiati. Numeri che diventano ancora più drammatici se si prendono in considerazione i pirati dell’editoria giornalistica. Un italiano su tre “ruberebbe” giornali. E si tratta di un fenomeno interclassista, almeno in Italia: il 56% di coloro che scaricano illegalmente giornali e libri sarebbero professionisti, (avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, architetti e altri). Altissima inoltre la percentuale di studenti universitari che fruisce dei prodotti editoriali piratati.

 

Il problema è dunque vivo e ogni anno impone perdite al settore dell’editoria. Per questo il sottosegretario Giuseppe Moles è tornato a tuonare contro la pirateria e da un convegno organizzato dalla Lega per fare il punto sul fenomeno ha affermato. “I contenuti frutto dell’ingegno vanno sostenuti e tutelati. Per questo sono necessarie forme di contrasto sempre più efficaci, tempestive ed incisive. Questo è un principio sacrosanto che ci ha guidato anche nel recepimento delle norme sul copyright”.

 

Moles ha proseguito. “La lotta alla pirateria che ha come scopo finale sempre il lucro potrà essere vinta solo grazie a una azione collettiva di tutti gli attori dell’ecosistema. È necessario un approccio nuovo e integrato, una collaborazione per sperimentare forme innovative oltre la repressione. Va affiancato un serio lavoro sul piano educativo da fare tutti insieme per costruire una maggiore consapevolezza nei consumatori finali. Il nostro compito è quello di lavorare a un’educazione digitale”.

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