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Moles: “Con la direttiva Copyright difenderemo il pluralismo”

Il sottosegretario all’editoria Giuseppe Moles ha spiegato cosa accadrà con il recepimento della direttiva Ue sul copyright. Lo ha fatto con un lungo e dettagliato intervento apparso sul quotidiano Milano Finanza. Tra i punti trattati dall’esponente del governo, quello (annoso) inerente le rassegne stampa e gli emolumenti che ora toccheranno agli editori. Inoltre, Moles ha sottolineato come un equo compenso sia alla base, anzi “cellula viva” del pluralismo. Che non è solo diritto costituzionale ma l’ingrediente sociale e culturale necessario alla buona riuscita di una democrazia.

Moles spiega la direttiva copyright

Nel suo intervento, Moles ha affermato. “Abbiamo affermato un principio sacrosanto: le imprese editoriali debbono ricevere un equo compenso per gli articoli di carattere giornalistico caricati sul web”. E dunque. “L’ occasione del recepimento ci ha consentito anche di normare definitivamente l’ annosa questione relativa alle imprese che effettuano rassegne stampa e media monitoring. Includendole nel novero dei soggetti che negoziano con gli editori il compenso per l’ utilizzo degli articoli”. Moles ha spiegato. “Cristallizzando in norma un principio sollecitato de jure condendo anche da una recente pronuncia del Tar del Lazio, Roma, del 12 aprile 2021, la numero 4260. Questa è la vera grande novità del recepimento dell’ art. 15 di mia esclusiva competenza ma poi condiviso convintamente da tutti. Il diritto connesso degli editori di vedersi riconosciuto un equo compenso è oggi previsto e normato, così come imposto al legislatore delegato dalla adeguata tutela, all’ interno di un contesto negoziale simmetrico ed equilibrato, prevista dalla legge delega”.

Giusto compenso cellula viva del pluralismo

Moles ha sottolineato sul tema della direttiva copyright un principio sacrosanto. “Il giusto compenso agli editori ed agli autori che, giova ricordarlo, sono la cellula viva del pluralismo informativo, per gli articoli giornalistici è assistito anche da una ulteriore duplice garanzia”. Che sarebbe. “La possibilità, laddove il negoziato avviato non giunga ad una conclusione soddisfacente per le parti, che sia l’ Autorità Garante per le comunicazioni a determinarlo. Sulla base di una griglia di elementi predeterminati ed oggettivi che ne consentano una quantificazione quanto più possibile oggettiva e, per l’ appunto, equa. L’ ulteriore garanzia è rinvenibile nel fatto che i dati utili a verificare, ad esempio, il numero di volte in cui un articolo venga visualizzato.  Debbano essere messi a disposizioni dalle piattaforme degli operatori dei servizi on line sotto pena, in difetto, di una sanzione che può arrivare fino all’ un per cento del fatturato nazionale della impresa. Sanzione sempre irrogata dall’ Agcom e il cui ricavato andrà ad alimentare in parte il fondo per il pluralismo, quindi sempre a vantaggio del sistema editoriale italiano”.

“Fieri del nostro lavoro”

Dunque Moles ha concluso. “E’ una coincidenza che ci rende fieri del lavoro svolto, anzi del buon lavoro svolto, che vorrei rivendicare con orgoglio e soddisfazione. In queste norme non abbiamo dimenticato nessuno, disciplinando anche il diritto dell’ autore dell’ articolo giornalistico che dovrà essere remunerato dall’ impresa editoriale che riceve l’ equo compenso, in maniera proporzionale alle somme ricevute tenendo conto del rapporto di collaborazione esistente tra giornalista ed impresa”.

Infine ha concluso. “Il lavoro si è svolto in un clima di estrema condivisione e partecipazione innanzitutto sia con il Ministro Franceschini, sia con gli altri Ministri e dicasteri a vario titolo coinvolti. Sia con tutte le parti interessate (del mondo editoriale e del mondo delle piattaforme) ha portato ad un risultato, a mio avviso, giusto ed equilibrato. Che sostiene il mondo editoriale e regola in maniera trasparente, garantendo la libertà contrattuale, un settore rimasto sguarnito normativamente a causa delle asimmetrie giuridiche esistenti nei nuovi mercati tecnologici e multimediali. Scongiurando il pericolo del value gap che purtroppo già in altre settori del diritto d’ autore (penso alla musica ad esempio) l’ ha fatta da padrone”.

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