La nuova proposta di legge per il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione arriva, dopo il via libera della commissione Cultura, alla Camera. Resta confermato l’approdo per la discussione generale davanti all’Assemblea di Montecitorio nonostante l’astensione di Fi e Sel ed il voto contrario del Movimento 5 Stelle. Roberto Rampi, relatore del testo di riforma dell’editoria, ha fatto sapere che “il clima è positivo. M5S non ha presentato emendamenti ostruzionistici e abbiamo accettato modifiche, anche importanti, proposte da Sel e Forza Italia”.
Nonostante questo qualche polemica c’è stata. Nel post voto, infatti, i deputati del Movimento 5 Stelle hanno commentato la pdl sul finanziamento all’editoria affermando che, a loro avviso, il testo in esame concede “carta bianca al governo per nuove mance alla stampa in vista delle elezioni”. Per i grillini è “assurda la scelta di finanziare i giornali e le tv locali con i soldi del canone Rai piazzato in bolletta grazie ad un colpo di mano durante la legge di Stabilità. Ma la cosa più assurda è prevedere un’infinità di deleghe al governo che nei fatti deciderà a quali operatori del settore elargire contributi”. La proposta del M5S resta quella di abolire il finanziamento pubblico all’editoria, ma, assicurano ancora dal Movimento, “se la maggioranza insisterà proveremo comunque a fare in modo di tutelare i giornalisti. Dunque gli editori dovranno dimostrare di pagare regolarmente chi lavora per loro, non deve arrivare un euro a chi sfrutta i precari”.
Ad avere qualche perplessità sulla proposta in esame non ci sono solo i grillini. Anna Pannarale di Sel, la cui pdl è stata accorpata a quella del Pd di Maria Coscia per formare il nuovo testo base della riforma, ha infatti sollevato qualche dubbio sulla “frettolosità” con cui si è agito. La Pannarale ha spiegato che “ci sono ancora moltissimi emendamenti accantonati, alcuni di questi sono sostanziali sia nella certezza delle risorse del fondo sia nella discrezionalità del governo che noi chiediamo non sia così ampia”. Tra le proposte di modifica, l’esponente di Sel aveva chiesto che il lavoro della commissione fosse vincolante nei confronti dell’esecutivo. Questo perché, “se così non fosse la discrezionalità del governo appare assoluta”. In sostanza, la Pannarale ha sottolineato che i tempi troppo stretti per la condivisione del nuovo testo base che con adeguati tempi di confronto avrebbe potuto essere molto più efficace.
“Si può, naturalmente, non condividere un progetto di legge come quello a sostegno del pluralismo dell’informazione”, ha commentato Rampi, “ma non per questo bisogna dire delle bugie. Come ad esempio che si tratta di una delega in bianco quando lo stesso Movimento che lo dice ha contribuito in commissione ad aggiungere o togliere elementi di delega. Oppure che si tratti di una mancia in vista delle elezioni”. Secondo il relatore della pdl nulla di tutto questo è presente nel teso uscito dalla commissione Cultura. “Ci sono invece, ad esempio, interventi concreti per le piccole testate, per la pluralità delle voci, per evitare i monopoli, per i tanti giornalisti che nei piccoli paesi e nella provincia a con passione provano a portare avanti un mestiere difficile è determinante è prezioso per la democrazia. Per progetti innovativi, giovani giornalisti, per l’informazione in rete, per l’informazione delle minoranze linguistiche, la stampa specializzata per il non vedenti, le associazioni dei consumatori, per promuovere e incentivare la lettura”.
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