Oggi le associazioni di settore si sono riunite a Roma per chiedere al governo di ripristinare il diritto soggettivo ai contributi all’editoria, cancellato dalla legge finanziaria.
In realtà il diritto in quanto tale viene mantenuto ma viene reso incerto nella quantità. Il comma 62 (ex 53 bis) dell’art. 2, infatti, lega i contributi agli stanziamenti iscritti sul bilancio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Vengono meno, in questo modo, le certezze necessarie ad una corretta gestione aziendale, tali da consentire, agli amministratori delle società editoriali, di programmare delle spese, senza dover dipendere, ogni volta, dalla benevolenza del Ministro di turno.
Durante l’approvazione della finanziaria in Parlamento, Gianfranco Fini aveva strappato una promessa al ministro Tremonti: risolvere la questione con un intervento correttivo successivo alla legge finanziaria.
Inizialmente era parso possibile l’inserimento nel decreto milleproroghe – attualmente in discussione in Commissione affari costituzionali del Senato – di una norma che allontanasse di due anni il taglio di Tremonti. Era stato lo stesso Lucio Malan, relatore di maggioranza, ad assicurare che una tale soluzione era “tecnicamente possibile”. Purtroppo, proprio oggi, il senatore Vincenzo Vita (Pd) ha fatto sapere che il ripristino del diritto soggettivo non sarà inserito nel decreto ‘milleproroghe’.
Sembra, dunque, che l’unica soluzione rimasta possibile sia l’utilizzo del ‘decreto sviluppo’ – che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei Ministri entro gennaio – per cancellare il famigerato comma 62 della finanziaria. Ed è proprio questo il senso dell’incontro svoltosi oggi nella sede della Federazione Nazionale della Stampa alla quale hanno preso parte i Comitati di redazione di oltre 90 giornali, Mediacoop, parlamentari (Emilia De Biase e Vincenzo Vita del Pd; Beppe Giulietti portavoce di Articolo 21; Roberto Mura della Lega) e alcuni sindacalisti, come il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni.
F.C.