L’8 marzo Augusto Minzolini dovrà presentarsi davanti ai giudici per l’accusa di peculato, lo ha deciso il gup del Tribunale di Roma, Francesco Patrone, che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Alberto Caperna. Sotto accusa le spese effettuate con la carta di credito aziendale, in particolare vacanze di lusso e costosi pranzi, non autorizzati formalmente dall’allora direttore generale Mauro Masi. La somma incriminata si aggira sui 65 mila euro (spesi in poco più di un anno), soldi già restituiti, ma per l’accusa non basta.
Il reato di peculato è previsto dall’art. 314 del codice penale che punisce, con la reclusione da tre a dieci anni, chi si impossessa, per ragione del suo ufficio o servizio, di denaro o altra cosa mobile altrui. Nel caso in questione Minzolini si sarebbe appropriato dei soldi della Rai per spese incoerenti col suo lavoro e non autorizzate dall’azienda. Volendo essere precisi, essendo la Rai un servizio pubblico, è come se Minzolini avesse rubato agli italiani.
Il cdr del Tg1 non si fa attendere per quello che potrebbe essere “l’attacco finale”. «Serve una svolta, un direttore autorevole e super-partes per una discontinuità editoriale col passato» «Il direttore farebbe bene a fare un passo indietro. Il cdr non ha aspettato la notizia del rinvio a giudizio per denunciare il fallimento del progetto Minzolini, che ha portato gli ascolti del giornale al minimo storico e ha fatto perdere credibilità alla principale testata del servizio pubblico, come sottolineato anche dalla ricerca della Cattolica di Milano», dichiara il cdr a cui si dimostra solidale l’Usigrai: «Serve una risposta forte che faccia dimenticare nel minor tempo possibile la pagina più nera del telegiornale che ha fatto la storia del Paese», afferma il segretario del sindacato Carlo Verna. Non mancano posizioni più garantiste come Attilio Romita che invita a non emettere giudizi sommari e affrettati.
Come hanno reagito in Vigilanza? Giorgio Merlo del Pd, vicepresidente della Commissione, confida in una presa di posizione coraggiosa del dg Lorenza Lei. Flavia Perina del Fli si aspetta le dimissioni di Minzolini. Fabrizio Morri, capogruppo Pd, auspica interventi celeri ed efficaci. Si fa sentire anche il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi che afferma: «Occorrono soluzioni chiare e autorevoli professionalmente indiscutibili e stabili che chiudano la stagione delle epurazioni e rimettano al loro posto i giornalisti che ne sono stati ingiustamente allontanati e per i quali in molti casi il giudice ha già sanzionato la Rai».
Intanto l’azienda di Viale Mazzini promette di costituirsi parte civile (per ora non l’ha ancora fatto) entro il termine di decadenza previsto dalla legge (8 marzo) per «danno di immagine e per i residuali profili di danno non patrimoniale».
Sarà interessante scoprire come gestirà la vicenda il cda. Non è peregrino pensare che sarà diviso tra colpevolisti e garantisti.
Egidio Negri
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