Minoranza Inpgi: “Corridoio dedicato per Rai, ma colleghi sono tutti uguali”

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La “minoranza” Inpgi accusa: “La Rai vara un mega-piano di incentivazione all’esodo da 15 milioni di euro per mandare in pensione prima del tempo anche tanti giornalisti. E la presidenza dell’Inpgi che cosa fa? Invece di porre argine in sede governativa e interrogarsi sugli effetti di una simile operazione in termini di aggravamento delle già drammatiche condizioni del nostro Istituto di previdenza, che potrebbe presto non essere più in grado di erogare le prestazioni, attiva, su richiesta dell’Usigrai e interessamento di una collega del Cda ‘un contatto dedicato per chiedere l’estratto contributo ed eventuali altre informazioni previdenziali’ per i colleghi della tv di Stato, con tanto di mail diretta della direzione generale e due numeri interni da chiamare. Certo, la consulenza degli uffici è dovuta, ma deve essere efficiente per tutti. Numeri telefonici dedicati dovrebbero esserci anche per tutti gli altri iscritti all’Inpgi 1 e per i tanti iscritti all’Inpgi 2”.

Così in una nota i consiglieri di amministrazione di Sos Inpgi per il futuro” e “Stampa Libera e Indipendente” Carlo Parisi, Elena Polidori e Daniela Stigliano, e i componenti del comitato amministratore dell’Inpgi 2, Ezio Ercole e Orazio Raffa che hanno denunciato quella che ritengono “un’iniziativa incomprensibile che, prima di tutto, privilegia i giornalisti Rai rispetto al resto della categoria”.

Ma non è tutto: “Ma, soprattutto, il ‘canale dedicato’ finisce per favorire un’operazione che graverà pesantemente sulle casse del nostro Istituto di previdenza, proprio nel momento in cui si sta trattando al tavolo con il Governo una soluzione per evitare il commissariamento e salvare la nostra previdenza”.

E dunque: “Le pensioni di anzianità a cui punta la Rai sono, infatti, a totale carico dell’Inpgi, a differenza dei pur nefasti prepensionamenti che sono parzialmente pagati dallo Stato e dalle aziende. Quelle stesse pensioni di anzianità che la maggioranza dell’Inpgi ipotizza di abolire”.

Infine la conclusione: “Ancora una volta la maggioranza che guida l’Inpgi privilegia la principale azienda editoriale, finanziata con denaro pubblico, anziché preoccuparsi di fare la propria parte per fermare l’onda di prepensionamenti e di pensionamenti di anzianità che stanno partendo anche in tanti altri gruppi editoriali. L’Inpgi è di tutti”.

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