Nel corso dello scorso marzo si sono verificati in Italia numerosi episodi di minacce e intimidazioni nei confronti di operatori dell’informazione. A rivelarlo è un’indagine di Ossigeno per l’Informazione per il Centro Europeo per la Libertà di Informazione e di Stampa di Lipsia (ECPMF), con il sostegno dell’Unione Europea.
Sono quindici i casi di giornalisti minacciati documentati da Ossigeno, che però rileva anche due note positive che, notano Matteo Finco e Alberto Spampinato, “fanno sperare in un maggiore impegno delle autorità per assicurare una più adeguata protezione ai giornalisti italiani che subiscono minacce e abusi da chi vuole ostacolare il loro lavoro”.
Entrambe queste novità vengono dalla Camera dei Deputati, che il 3 marzo ha approvato con voto unanime la Relazione presentata dalla Commissione Parlamentare Antimafia a conclusione di un’indagine parlamentare senza precedenti “sullo stato dell’informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie”.
Pochi giorni dopo è stata approvata una norma che, appena entrerà in vigore, potrà essere un aiuto fondamentale nei casi di querele temerarie e “scoraggerà le iniziative giudiziarie strumentali di chi chiede pretestuosamente risarcimenti in denaro ai giornalisti accusandoli di diffamazione senza un fondato motivo”. Si tratta, come rileva Ossigeno, di un abuso del diritto piuttosto frequente ma è punito molto raramente. Proprio per questo motivo si tratta di uno degli strumenti intimidatori più usati in Italia per bloccare la pubblicazione di notizie sgradite.
Due buone notizie per il futuro, dato che per l’entrata in vigore di queste novità bisognerà aspettare ancora qualche tempo. In ogni caso l’Osservatorio promosso da Fnsi e Ordine dei giornalisti sottolinea l’importanza dei voti espressi dal Parlamento, voti che “segnalano che il muro delle inadempienze pubbliche si sta sgretolando e che non è stato inutile il lavoro solitario che Ossigeno per l’Informazione svolge da dieci anni per rappresentare una limitazione della libertà di informazione che in Italia è grave e insostenibile, per portare all’attenzione pubblica un fenomeno che i media continuano in gran parte ad oscurare”.
Il lavoro di Ossigeno, indagini e analisi pubblicate regolarmente, ha dato il via a un processo politico molto positivo che rappresenta il primo passo necessario per confrontarsi finalmente con il problema: “ancora qualche settimana fa la svolta appariva poco probabile e ancora oggi molti non ne hanno compreso la portata”, rilevano Finco e Spampinato. “Certamente ulteriori incertezze ed esitazioni politiche saranno inevitabili, ci vorrà ancora pazienza e tenacia, ma quando imbocca la strada gusta e si avvia un processo politico, prima o poi si arriva ai risultati concreti”.
La negazione e la sottovalutazione del problema hanno rappresentato gli ostacoli più grandi da superare. Ora il Parlamento e il governo hanno ammesso in maniera formale che il problema è reale e va affrontato con modifiche legislative per difendere il diritto dei giornalisti di informare e dei cittadini di essere informati. E proprio Ossigeno cerca di raccontare ogni giorno le minacce e gli abusi che vengono perpetrati nei confronti di reporter e cronisti.
Questi episodi dimostrano che in Italia è diffusa una certa intolleranza verso un’informazione libera ed autonoma e a volte dimostrano anche che uno “spirito di vendetta, la voglia di infliggere punizioni esemplari ai giornalisti sgraditi, sembra prevalere perfino sulla giurisprudenza”. In sostanza: chi sbaglia deve essere punito e vanno comprese le particolari difficoltà del lavoro giornalistico. Ma soprattutto, le sanzioni non dovrebbero impedire la prosecuzione dell’attività giornalistica.
Un esempio? Il 9 febbraio a Napoli il Tribunale ha deciso di vendere all’asta un giornale storico condannato per diffamazione a mezzo stampa a versare un ingente risarcimento. Per trovare i soldi del risarcimento dovuto al querelante, l’autorità giudiziaria ha deciso di procedere entro 90 giorni alla vendita all’asta della Voce delle Voci, una testata che per oltre trent’anni ha pubblicato importanti inchieste sulla criminalità e la corruzione e che adesso deve lottare contro la sospensione delle pubblicazioni e il pignoramento delle risorse dei giornalisti.
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