Minacce e querele temerarie, la Fnsi alza di nuovo la voce

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Querele temerarie, minacce: la Fnsi torna ad alzare la voce. Non è un buon momento per essere giornalisti in Italia. L’escalation di azioni criminali ai danni della categoria fa paura. Troppe minacce sul web che spesso e fin troppo volentieri si trasfondono in azioni reali, come accaduto a Milano dove i giornalisti sono stati accerchiati e pedinati dai no-vax. Ma poi c’è anche un altro e grave fatto. Cioé la questione delle querele temerarie, le denunce fatte apposta per indurre i giornalisti a desistere dallo scrivere su determinate questioni.

Agli Stati generali dell’Assostampa, Fnsi ha fatto il suo punto della situazione. Che non è buona, per niente. C’è tanto, troppo da fare. E la politica fa spallucce. Sì, tante prese di coscienza e moltissime parole. Che però, evidentemente, non bastano. Il segretario Fnsi Lorusso ha rimarcato che “sono ferme in parlamento da anni le proposte di legge di contrasto alle querele temerarie”. E dunque. “Per intervenire seppur parzialmente sulla cancellazione del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa si è dovuta attendere una sentenza della Corte Costituzionale. Minacce e intimidazioni continuano ad essere all’ordine del giorno. E’ evidente che l’attività del giornalista deve essere ostacolata”.

Quindi ha aggiunto. “Il sentimento nei confronti dell’informazione si misura da tutta una serie di atti e di omissioni. Come nel caso degli interventi per contrastare la crisi industriale che colpisce l’editoria, che non tengono in nessun conto il valore del lavoro giornalistico. Sempre più precario, senza tutele, diritti e garanzie, con redazioni ridotte all’osso per via dei pensionamenti anticipati che portano i giornalisti fuori dal ciclo produttivo. O come testimonia la vicenda dell’Inpgi e il modo in cui il passaggio di parte degli iscritti all’Inps. Viene cavalcato da chi vuole aizzare l’opinione pubblica contro presunti privilegi della categoria. O additando una mala gestio che non c’è stata perché, semplicemente, l’Istituto è supersorvegliato”.

Per Lorusso. “Nulla invece si muove per tentare di intervenire sulle criticità del settore e del mercato del lavoro. La nostra richiesta continua ad essere di ragionare oltre le emergenze del momento e affrontare il tema dell’informazione in questo Paese con governo e parti sociali per individuare soluzioni strutturali”. Che, per il segretario generale della Fnsi “consentano al sistema di superare la crisi industriale pesantissima valorizzando informazione di qualità e lavoro giornalistico e restituire così al giornalismo il suo ruolo vitale per la democrazia”.

Gli fa eco il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, che sul tema della riforma dell’editoria, dell’equo compenso, delle querele temerarie, della tutela delle fonti ha rimarcato. “La situazione non è più sostenibile, governo e parlamento devono intervenire. Si parla tanto di Inpgi, mentre c’è un pericoloso silenzio sui provvedimenti che non vengono approvati. È in atto il commissariamento dell’articolo 21 della Costituzione. Sarà il caso di convocare in piazza, davanti ai palazzi delle istituzioni, le croniste e i cronisti sotto scorta, intercettati, vittime di querele bavaglio e dar vita con loro a una grande manifestazione”.

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