Oggi, l’Assemblea del Senato inizia la discussione sulla conversione in legge del decreto milleproroghe. Non è escluso il ricorso al voto di fiducia per approvare il testo che scade il 28 febbraio e deve essere ancora discusso alla Camera. La commissione Affari costituzionale del Senato ha nel frattempo approvato 68 modifiche al testo che portano a circa 700 gli emendamenti depositati per l’esame del provvedimento. I tecnici del governo avrebbero già pronto un maxiemendamento che dovrebbe accorpare tutte le modifiche apportate nella Commissione affari costituzionali dalla maggioranza.
Tra i problemi connessi all’approvazione del milleproroghe c’è anche il ripristino del ”diritto soggettivo” per i giornali gestiti da cooperative, per quelli politici o di idee che darebbe la certezza di avere diritto ai contributi pubblici. La questione è nelle mani di Giulio Tremonti, che si era impegnato nelle scorse settimane, su sollecitazione anche del presidente della Camera Gianfranco Fini, a ripristinare il diritto soggettivo in attesa di un nuovo regolamento per poter usufruire dei contributi pubblici. Ma finora il relatore Malan non ha chiarito qual è l’orientamento della maggioranza su questo punto.
La Federazione nazionale della stampa ha annunciato una mobilitazione per oggi ”per impedire la morte per decreto di alcune decine di giornali e la cancellazione di qualche migliaio di posti di lavoro”. L’auspicio del sindacato dei giornalisti è che ”il Senato accolga le istanze, anche quelle che arrivano in maniera bipartisan dalle forze politiche, per evitare indiscriminati tagli di risorse”.
Il senatore Vincenzo Vita, Pd, tra i più attivi nel sostenere le ragioni delle testate che hanno diritto tradizionalmente ai contribuiti pubblici, precisa che le risorse per i giornali di partito, per le cooperative e per le testate no profit ”non possono essere cancellate da un giorno all’altro mentre occorre avviare un processo di riforma con indirizzi e tempi certi”.
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