“Nuovi spiragli per i precari. La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato l’emendamento al cosiddetto provvedimento milleproroghe, che riapre, facendo slittare di un anno, dal 23 gennaio scorso, i termini per l’impugnazione dei licenziamenti o per far valere diritti acquisiti da lavoratori assunti con contratti a termine. Il voto favorevole della Commissione fa ben sperare sull’approvazione definitiva da parte dell’aula del Senato e, successivamente, della Camera”. Lo fa sapere una nota diffusa dalla federazione Nazionale della Stampa.
Nel frattempo – continua la nota – è credibile che sul termine del 23 gennaio si pronunci anche la Corte Costituzionale, alla quale il giudice del lavoro ha rinviato la norma sulla retroattività e sulla scadenza dei termini per i ricorsi, ritenendone fondata l’incostituzionalità. I giornalisti, come gli altri lavoratori precari che ritengono comunque la norma del collegato lavoro un rischio e un danno per la loro aspettativa di stabilità nel lavoro, finché l’emendamento di oggi non sarà definitivamente approvato, o fino a pronuncia della Corte Costituzionale, faranno bene a valutare, con l’assistenza legale, l’opportunità di impugnare i licenziamenti o rivendicare i diritti maturati entro i 60 giorni dalla scadenza dell’ultimo contratto.
Fino alle novità definitive – conclude la nota – resta in vigore la famigerata norma del collegato lavoro che ha già aperto tanti dilemmi drammatici per molti giornalisti titolari di contratti a termine che invece dovevano essere a tempo indeterminato, costretti a scegliere tra l’attesa di un contratto o un ricorso che temporaneamente può esporli a ricatti aziendali con mancati rinnovi.
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