Per la prima volta nella sua storia, il gigante di Seattle perde: e perde la bellezza di 492 milioni, praticamente mezzo miliardo di dollari, 6 centesimi per azione.
Non è soltanto una questione di faccia. È un allarme che risuona altissimo proprio a tre mesi dal lancio dell’ultima creatura, Windows 8, il sistema operativo delle “finestre” ispirato guarda caso al successo di Apple, che questa volta promette però veri miracoli tecnologici: dall’integrazione tra pc e mobile fino allo sfruttamento della nuvola, l’ormai superfamoso cloud che sta soppiantando i vecchi archivi digitali.
Per carità: le perdite erano più o meno annunciate, la compagnia aveva accantonato ben 6,3 miliardi col segno meno per l’acquisto di aQuantive, una società specializzata nella pubblicità online contro cui spera di muovere alla guerra contro l’altro rivale, Google. Ma alla resa dei conti del trimestre proprio questo passo nell’online finisce per apparir più lungo della gamba per questo gigante che, negli ultimi 30 anni, è cresciuto rispondendo alla voracità mondiale di software.
E c’è di più. Le perdite sono dovute anche alla flessione nel settore appunto dove Microsoft non aveva rivali, quello delle vendite: testimonianza del sempre minor appeal del suo sistema operativo, assediato dal successo della Mela e del binomio Chrome/Android di Google. Meno 13 per cento le vendite: una botta.
Naturalmente parliamo di Microsoft: cioè dell’azienda pur sempre leader nel settore dei computer, visto che la maggioranza dei pc del mondo (il 92%) girano ancora su Windows. Però si vendono sempre meno pc, sostituiti da telefonini e iPad. Non per niente nelle scorso settimane la società di Bill Gates s’è distinta anche per un’altra prima volta: il debutto nell’hardware con la produzione di Surface, il tablet che vorrebbe sfidare – o forse sarebbe meglio di dire sfruttare il successo – dell’iPad.
E comunque: senza l’acquisizione della aQuantive e senza altri 540 milioni per lo sconto offerto ai clienti più fedeli per l’upgrading di Windows, il colosso avrebbe comunque fatto registrare un guadagno di 73 centesimi ad azione. Ma la storia, e tantomeno la cronaca delle trimestrali, si può fare con i se?
Sì, ora il successore di Bill Gates, Steve Ballmer, trasuda fiducia, “nei prossimi anni – dice – metteremo in vendita le prossime versioni di Windows, Office, Windows Server, Windows Phone e molti altri prodotti e servizi che stimoleranno ancora il nostro business”.
In parole povere significa ammettere che Microsoft deve cambiare prodotti e cultura. Dal software per i pc a un sistema integrato che giri anche su telefonini e tablet. Da gigante del software ad azienda pronta a sporcarsi simbolicamente le mani – secondo l’intuizione sempre del solito Steve Jobs – anche nell’hardware. Da monopolista dei programmi a sfidante – e per ora perdente – in quel campo miliardario ma minato della ricerca e della pubblicità online: dove Bing arranca sempre dietro a Google. Dal mouse al touch che infatti comparirà nel nuovo Windows 8. E poi, naturalmente, spostando il tutto sul cloud, sulla nuvola dell’immagazzinamento virtuale, i servizi non solo per i privati ma soprattutto per le aziende che hanno fatto il successo di Amazon e Google.
Già, Google. Qui i ricavi salgono del 35 per cento (12,21 miliardi) anche se gli utili crescono “solo” di 2,79 miliardi rispetto ai 2,51 dello scorso anno (+11%). Un risultato reso possibile proprio grazie alla pubblicità online che vale il 90 per cento del fatturato del motore di ricerca. L’online che a Microsoft costa insomma il primo schiaffo della storia continua invece a premiare Google. Mentre sempre il vecchio Jobs, dall’alto dei cieli, si appresta ad assistere al prossimo spettacolo. Martedì tocca alla sua Apple illustrare la trimestrale e gli analisti già scommettono sul boom di oltre 10 dollari ad azione. Più che dieci volte tanto del rivale di un tempo.
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